Capitolo 59

“Andiamo a letto”, mormora Christian, sollevandomi tra le sue braccia.

“Hhhmmm”, piagnucolo, sentendo un fremito di eccitazione per quello che immagino seguirà: faremo l’amore in maniera lenta e sensuale. Affondando la testa nel suo largo petto aspiro il suo profumo confortante sentendomi – oh – così al sicuro mentre lui mi porta nella nostra camera da letto.

Come immaginavo, lui mi appoggia delicatamente sul letto, come se fossi fatta di vetro, poi mi scivola accanto, mi avvolge nel suo caldo corpo e appoggia contro di me il rigonfiamento semiduro del suo inguine. Teneramente mi riordina i capelli tirandomeli all’indietro poi si china a darmi un bacio sulla spalla. “Dormi ora, baby”, mi sussurra, accarezzandomi ancora i capelli.

Io vorrei discutere. Posso sentire il suo desiderio che preme contro il mio fondoschiena, ma le sue carezze rilassanti mi fanno crollare addormentata prima di essere in grado di protestare. Con un ultimo pensiero preoccupato mi chiedo perché non vuole fare l’amore con me in questo momento.

Ancora aggrovigliata nelle ragnatele del sonno riapro gli occhi ed è già venerdì mattina. Sbatto le palpebre un paio di volte per poi focalizzare la mia attenzione su mio marito che mi sta fissando intensamente. “Ciao”, dico con voce roca, strofinandomi gli occhi per cercare di svegliarmi.

“Ciao a te”, sospira con voce bassa, in tono gentile, ma la sua espressione è addolorata.

Ci sono tante cose che potrebbero stare passandogli per la testa e il mio uomo eternamente ombroso non è noto per la sua espressività emotiva, ma io davvero non voglio spingerlo a parlare se non vuole. Deve fare questo passo spontaneamente, aprendosi con me solo se lo vuole. So che è pronto, so che ha già fatto così tanti progressi, ma la forza dell’abitudine e il suo bisogno istintivo di proteggermi da tutto – anche da me stessa – è una cosa da cui lui deve liberarsi per sua libera scelta.

Stendendo la mano gli accarezzo la mascella e faccio scorrere il pollice sopra l’ombra scura della sua barba sfatta. Cerco di scacciare dalla mia testa le preoccupazioni e le insicurezze per rivolgergli un sorriso genuino, sperando di incoraggiarlo: “Cosa c’è, Mr Grey?”

Lui ricambia le mie delicate carezze e a sua volta fa scorrere la parte posteriore delle nocche lungo la mia guancia. Quando parla, l’espressione afflitta è sostituita da una imperscrutabile e il mio cuore sprofonda. E’ l’espressione che riserva agli altri, quella dietro la quale si nasconde il suo vero io. Odio che senta il bisogno di nascondersi a me proprio adesso, quando vedo che sorride anche se i suoi occhi restano seri. “Non c’è niente, baby, sto solo guardando la mia bella moglie” dice per tranquillizzarmi, ovviamente cercando di mettermi a mio agio.

Lotto silenziosamente con me stessa. Devo lasciar correre e dargli tempo o devo mettermi a litigare perché mi esclude? Con una mossa audace decido di fare un po’ di entrambe le cose. Mantenendo un tono gentile ma deciso, richiamo la sua attenzione senza fargli troppa pressione. “Christian, vedo che non sei pronto a parlare con me in questo momento ma io sono qui, pronta ad ascoltarti quando sentirai che puoi fidarti abbastanza di me da condividere quello che ti angoscia”.

Lui si affanna a nascondere la sua sorpresa. Non me ne sarei accorta se non fosse stato per il piccolo granello di speranza che le mie parole hanno acceso nei suoi occhi grigio ardesia, anche se lui lo ha subito spento. Oh, bene! penso, dandomi mentalmente una pacca sulla schiena. Credo sia stato importante per lui vedere che lo conosco meglio di quello che pensa, ma ho anche voluto tirare in ballo la questione della fiducia. Nonostante abbia cercato di rassicurarmi in numerose occasioni che ha superato il problema del mio abbandono, la sua riluttanza di questo momento mi prova esattamente il contrario.

Con un ultimo sorriso gli dimostro che non sono arrabbiata e rotolo giù dal letto per dargli il tempo di ripensare alle mie parole mentre vado in bagno, pregando silenziosamente di non dover aspettare troppo a lungo. Io non posso aiutarlo se continua a nascondersi dietro una espressione impenetrabile.

Nel silenzio della stanza da bagno ripenso a quello che è successo ieri e vado alla ricerca di indizi che mi facciano comprendere cosa lo preoccupa e cosa potrei fare per alleviare le sue paure. La cosa più ovvia è l’articolo: lui è ancora preoccupato per le possibili ricadute sul nostro rapporto. Con un pizzico di empatia improvvisamente mi rendo conto di quanto lui si debba sentire vulnerabile. Gelosia a parte, chi non si sentirebbe insicuro quando la sua metà è portata alla ribalta come un sex symbol – seppur riluttante? Inoltre non ho alcun dubbio che ci sia ancora una parte di lui che crede di non meritarmi.

E che cosa avresti fatto tu, se ti fossi trovata in quella stessa situazione? si affretta a chiedermi il mio subconscio, mettendomi su una nuova pista e fornendomi un altro buon motivo per spingere mio marito ad aprirsi con me. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che lui faccia una stupidaggine del tipo di quella che ho fatto io, mi preoccupo, sentendo il nodo della trepidazione stringermi le viscere.

Poi c’è il piccolo Puntino e il mio crollo improvviso di ieri, che ha reso la gravidanza fin troppo reale. E’ di fatto una situazione perfetta per fare aumentare al massimo livello la sua prepotenza. Se a questo si aggiungono la minaccia in agguato di José e il problema del cognome di Chris, ecco che abbiamo una ricetta infallibile per uno stress all’ennesima potenza, il che mi lascia sorpresa perché stiamo comunque funzionando.

Faccio un respiro profondo, in attesa di calmarmi. Soffermarsi su tutto questo non ci può certo fare bene. In questo momento ho bisogno di fare qualcosa di concreto per aiutare Christian a capire che io non ho la minima intenzione di cadere tra le braccia di uno di quei bellimbusti che là fuori mi acclamano a gran voce, e che può fidarsi di me e condividere anche le fasi in cui si sente più vulnerabile, nella piena convinzione che non gli farò mai più del male e che non me ne andrò. Beh, rifletto tra me e me, se non riescono a trovarmi non possono farmi delle avance. Se mi sottraggo  all’attenzione del pubblico questo dovrebbe, per lo meno, aiutarci in qualche modo a gestire la situazione.

Pensando a questo esco dal bagno per cercare il mio vulnerabile marito, ma non ho bisogno di guardare troppo lontano. Sono stupita di trovarlo ancora a letto, con il torso nudo appoggiato contro la testata del letto e con le dita che picchiano sul tablet che tiene sulle ginocchia.

Cogliendo al volo la rara opportunità che mi si offre, mi trascino di nuovo a letto e mi sdraio al suo fianco. “Lavorerò da casa oggi”, gli dico quando mi fa appoggiare al suo braccio.

“Oh?”, mi dice, fingendo un po’ troppa indifferenza e continuando a tenere gli occhi fissi sullo schermo.

“Sì, Julie mi ha dato molto da fare e penso che lavorerei meglio qui, senza distrazioni”. Agito la mano con noncuranza, senza specificare di quali distrazioni si tratta, e cerco di essere piena di tatto e discreta, ma lui capisce e mi cinge le spalle col suo braccio. “Grazie, baby”, mi dice, stringendomi con forza.

Sì, proprio come pensavo, ho ragione, è sicuramente l’articolo che lo sta preoccupando. Felice di avere preso la decisione giusta, lo prendo tra le braccia stringendolo alla vita. Ora tutto quello che mi serve è che lui sia abbastanza rassicurato da confidarsi con me. So che in questo momento mi sarebbe stato grato per qualsiasi rassicurazione, ma sento che ha bisogno di imparare ad esprimere se stesso e il suo amore, cosa che fa già così bene, e anche le sue paure se vuole continuare a crescere. Le sue reazioni sono a volte tanto inaspettate e gli rendono così difficile capire che non ho altra scelta se non quella di fare affidamento sul suo aiuto.

Trascorrono lunghi minuti neol corso dei quali lui rimane perso nello schermo che ha di fronte, senza in realtà vederlo. Continuo a tacere perché non voglio disturbare i suoi pensieri; ho paura che, se parlo io, lui non lo farà. Sono piacevolmente sorpresa quando rompe il silenzio offrendomi un compromesso che sono pronta ad accettare – per ora. “Penso che dovrei iniziare a vedere di nuovo Flynn”, dice, con un tono che mi fa capire che ha già preso la sua decisione.

Ancora una volta piego le braccia per stringere la presa attorno a lui, in un abbraccio che significa che sono d’accordo, ma rimango muta. Io non voglio fare o dire nulla che potrebbe mettere a repentaglio il timido progresso che ha fatto e il mio subconscio annuisce prudentemente perché la pensa esattamente come me: auto-ammettere è il primo passo sulla strada del miglioramento.

Non posso dire di essere sorpresa quando Christian opta per restare a casa anche lui, per godersi una piacevole colazione con Chris e me. E’ raro che abbiamo il tempo di goderci questo momento durante la settimana e, essendo venerdì, Gail è gia in servizio per servirci la prima colazione, il che è per me una bella sorpresa. Amo questi momenti che posso trascorrere con la mia piccola famiglia, guardando il legame tra Chris e Christian che si rafforza mano a mano che imparano a conoscersi meglio. Anche io non posso fare di ridacchiare di nascosto vedendo quanto sono simili nel loro modo di fare e nel loro modo di pensare, mentre guardo le loro teste color rame chine insieme sull’ultima affascinante cosa da uomini di cui si stanno occupando.

Quando Chris scappa via per cercare qualcos’altro da fare, io rimango da sola con mio marito. “Baby”, mi dice col suo solito tono baritonale e mellifluo, “dimmi cosa c’è di nuovo sul fronte del tuo libro. Non ho avuto il tempo di incontrare Julie, e – francamente –  preferisco parlarne con te”. Lui sorride, dandomi una strizzatina d’occhio e stringendomi il ginocchio, facendomi sobbalzare ridacchiando e arrossire perché non sono ancora abituata parlare di queste cose in pubblico, anche se si tratta di Gail.

“Sta andando molto bene”,  esclamo con gioia, sempre emozionata quando penso al mio lavoro esposto su uno scaffale in un negozio o in una libreria. “Julie pensa che dovrebbe uscire entro febbraio. Mi piace davvero molto lavorare con lei. Le modifiche che mi propone a volte mi sembrano brutali,” faccio una smorfia pensando alla crisi di fiducia nelle mie capacità alle sue prime critiche, “ma sono rimasta impressionata dai risultati raggiunti ogni volta che ho seguito il suo consiglio. Lei sa il fatto suo”.

Il sorriso di Christian è ampio e sincero mentre mi ascolta: accantona il tablet e mi rivolge la sua completa attenzione. “Febbraio? Grande! Sono così orgoglioso di te, baby. E’ una conquista straordinaria. Non hai avuto nessuna formazione specifica per la scrittura, il tuo è un talento del tutto innato”. Mentre scuote la testa con ammirazione, il mio petto si gonfia d’orgoglio.  

Gail interrompe il nostro stupido sorriso per mettermi davanti una tazza di tè, fatta proprio come piace a me. “Grazie”, le dico con gratitudine, sentendomi viziata mentre stringo le mani intorno alla tazza calda. “Hhhmmm” mormoro con beatitudine sorbendo il primo sorso mentre la guardo che mi strizza l’occhio con indulgenza, con un sorriso da mamma chioccia. L’evidente piacere che prova nel vedere che apprezzo il suo gesto mi fa sentire meglio all’idea di essere servita in casa mia. Quando lei si gira verso la cucina pongo a Christian la domanda che mi sta frullando in testa: “Quando racconteremo a Gail e Taylor del piccolo Puntino?”

Con nonchalance, Christian alza le spalle. “Quando vorresti dirglielo? Mia madre mi ha detto che alcune donne preferiscono parlarne solo dopo la fine del primo trimestre, per cui ho pensato che è meglio che sia tu a decidere”.

Oh! Questa è nuova. Fifty che rimanda a me la decisione? Mi piace, penso, piacevolmente sorpresa dalla nuova linea d’azione del mio uomo. “Taylor e Gail sono come una famiglia per noi, e sicuramente devono sapere come stanno le cose. Tutte le nuove regole alimentari, l’infermiera che è venuta qui a casa, la visita della ginecologae. Dobbiamo assolutamente raccontare loro la novità, e penso che dovremmo dirlo anche a Cindy”, aggiungo, sfruttando appieno il mio nuovo potere.

“Uhm, sì. Va bene. Certo”, sospira, un po’ imbarazzato.

“Cooosa?” chiedo, inclinando la testa e socchiudendo gli occhi verso mio marito che si è fatto cauto.

Lui sospira alle  mie parole. “Lo ho già detto a Cindy. Devi capire, Ana: lei sta sempre con te ed è indispensabile che sappia come stanno le cose per poter fare bene il suo lavoro.” Mi guarda negli occhi e la sua bocca assume un atteggiamento ostinato, per farmi capire che non accetta obiezioni su questo tema.

Combattendo la voglia di sbattere la testa contro il tavolo, traggo un profondo respiro per calmarmi. Proprio quando penso che lui abbia finalmente capito, mi dimostra che non è affatto così. Attraverso il tavolo appoggio la mia mano sopra la sua. “Per me non rappresenta un problema il fatto che tu glielo abbia detto, Christian, ma non mi va a genio che tu non me ne abbia fatto cenno. E’ una cosa che mi riguarda”, aggiungo puntando un dito contro me stessa e lottando per coprire il mio disappunto.

La sua espressione contrita raffredda immediatamente la mia rabbia, proprio come il cenno che mi fa di aver capito. “Hai ragione. Mi dispiace” dice chiedendo scusa e spingendosi una mano agitata tra i capelli. “E’ solo che, in passato, mi hai sempre ostacolato sul fronte della sicurezza, ed è una questione su cui non intendo trattare”, mi spiega, ricordandomi quante volte sono stata testarda.

Touché, sussulto dentro di me perché so che ha ragione – naturalmente. Per quanto mi dia molto fastidio, a volte, l’essere sotto una sorveglianza pressoché costante, ora non è il momento né il luogo per essere cocciuta perché è in gioco la nostra sicurezza. “Grazie”, rispondo, rendendomi conto di quanti progressi abbiamo fatto dal  momento che lui si è subito – e sinceramente – scusato, e gli rivolgo un sorriso comprensivo riconoscendo la mia importante responsabilità per il suo comportamento.

Serenamente le mie ragazze interiori si affacciano sulla scena e mi sorridono, per incoraggiarmi ad essere dolce con lui. Anche loro devono ammettere che vivere con Fifty è difficile a volte, ma le ricompense sono enormi e, guardando indietro, abbiamo fatto molti progressi. In passato, un incidente come questo avrebbe provocato una guerra su tutti i fronti perché siamo entrambi troppo testardi per fare marcia indietro. In questo modo, almeno, sarà più facile giungere a un accordo accettabile da parte di tutti e due.

Sono sollevata quando ricambia calorosamente il mio sorriso e la tensione che c’è stata tra di noi si scioglie. Avendo scongiurato il nostro potenziale litigio, lui guarda da sopra la sua spalla verso Gail che, in cucina,  sta parlando animatamente con Chris, sorridendo. “Vuoi che lo facciamo adesso?”

Guardo per un momento i due, godendomi il modo animato con cui Chris interagisce con lei e i corrispondenti gesti festosi di Gail. “Certo. Perché no?” concordo, proprio mentre Chris sta spiegandole qualcosa tenendo le braccia tese di fronte a sé, come se stesse stringendo una grande pancia. Bruscamente, la testa di Gail oscilla verso di noi: lei guarda nella nostra direzione e anche da dove sono posso vedere che ha un sorriso agitato ed esitante.

Christian, confuso, aggrotta la fronte e io butto la testa all’indietro mettendomi a ridere, perché mi rendo conto che il nostro segreto è stato svelato. “E’ andata!” dico ridendo, dando di gomito a Christian.

Non appena si accorge che sto ridacchiando verso di lui, il mio piccolo viene di corsa da me, subito seguito da una Gail po’ a disagio. “Mamma, mamma! E’ vero! Dillo a Mrs Taylor! Tu hai un palloncino nella pancia, e quando scoppierà ne verrà fuori un bambino”.

Rido più forte. Oddio, è chiaro che è stato un altro bambino a dare di recente a Chris lezione di biologia.

Avendo finalmente capito la situazione, Christian si unisce a noi con uno sbuffo. Si tira Chris in grembo, dandogli un buffetto sul naso. “Hai svelato i nostri segreti?” lo rimprovera socchiudendo gli occhi per fingere di essere arrabbiato, il che fa strillare nostro figlio.

“No!” urla deciso, ripagando il padre con un colpetto analogo sul naso. “La mamma dice che non si devono avere segreti!”

Nonostante il suo evidente disagio, anche Gail non può fare a meno di ridere, ma quando mi guarda il suo sorriso si ammorbidisce e si rafforza. “Congratulazioni, Ana. Sono sicura che questo non è il modo in cui volevate darmi la notizia, ma io sono molto contenta per entrambi”, mi dice con dolcezza prima di chinarsi ad abbracciarmi.

Improvvisamente pervasa di gratitudine, sono sopraffatta da un’ondata di lacrime e la abbraccio con forza. Sono sorpresa rendendomi conto di cosa oramai lei significa per me. La sua sincera gioia per noi mi tocca profondamente perché mi conferma il fatto che mi accetta incondizionatamente. “Grazie”, riprendo fiato inghiottendo un nodo in gola.

Quando lei mi spinge indietro e mi stringe le spalle per guardarmi in faccia, sono stupita di vedere che sulle guance ha delle tracce di lacrime, ma la luce che irradia il suo volto mi assicura che quelle tracce sono state lasciate da lacrime di gioia.

Proprio in quel mentre appare Taylor, che sobbalza  vedendo il rapporto emotivo che unisce Gail e me. Esitante volge lo sguardo verso Christian, che gli rivolge un sorriso orgoglioso. Inclinando la testa verso di noi lui chiarisce al suo braccio destro come stanno le cose. “Ana è incinta, Taylor”, spiega, con la sua bocca atteggiata a un sorriso a 32 denti.

Non ho mai visto Taylor tanto eccitato. Dapprima resta senza fiato, poi sorride e allunga il braccio per stringere la mano di Christian. “Congratulazioni, signore. Splendida notizia”. Stringe con vigore la mano di Christian prima di darmi un bacio estremamente casto su una guancia, ripetendo quanto è felice.

Uomo saggio, penso, sorridendo tra me e me. Lui è così consapevole di quanto sia amplificata, in questo momento, la gelosia di mio marito che evita addirittura di darmi un normale bacio di congratulazioni. La cosa serve solo a confermarmi quello che già sapevo da tempo, che il loro rapporto è molto più profondo di un normale rapporto tra un  datore di lavoro e un suo dipendente.

Il mio telefono squilla, così mi costringe ad allontanarmi dai loro auguri anche perché vedo il volto di Mia lampeggiare sullo schermo. “Scusatemi” mimo con la bocca, agitando la mano per salutare perché voglio rispondere dalla biblioteca. Con Mia, sarà una lunga chiacchierata.

“Ehi, Mia! Come stai?”

“Ana, ciao! Io sto bene. E tu? Come sta il mio nipotino preferito?”

Rido di soppiatto sentendo il suo abituale modo di parlare, al ritmo di mille-parole-al-minuto. “Sta benissimo. E’ davvero entusiasta all’idea di avere un fratello, anzi ha già ordinato un maschio”.

“Aww, delizioso” canterella con affetto. “Sarà così dolce, un’altra versione mini di Christian. Spero che crescano in fretta per fare impazzire il mio fratellone”, dice con un ghigno che mi pare malvagio. “Oooh, o meglio ancora,” si interrompe all’improvviso, “spero che sia una bambina! Ah! Lo domerebbe sicuramente! Lo rigirerebbe come vuole, facendolo impazzire in pochissimo tempo!”, scherza, immensamente felice all’idea degli sconvolgimenti che una figlia provocherebbe nella vita accuratamente organizzata di Christian.

Mi lascio sfuggire una risatina nervosa, divertita e terrorizzata in parti uguali ma pienamente d’accordo con Mia. Una bambina manderebbe sicuramente in orbita la natura imperiosa del mio caro marito. Posso solo sperare che Madre Natura sappia quello che sta facendo.

Quando Mia tace per riprendere fiato, cerco di ricondurre la conversazione al motivo per cui penso mi abbia chiamata. “Allora, che succede? Ci sono novità sul fronte di Ethan?”

“Oohh, sìììììììììì” sibila con aria da cospiratrice, sembrandomi molto soddisfatta “E’ per questo che ti sto chiamando. Ho bisogno di un consiglio”.

Ah! Io tifo in silenzio. Sarebbe così bello se Mia e Ethan potessero tornare insieme e farci tanti nipotini. Mi piace essere parte di una grande famiglia, e naturalmente mi piacerebbe vederli entrambi felici.

“Dimmi!” la incito con una risatina, ottenendo di essere travolta dal suo chiacchiericcio eccitato.

“Okay” acconsente, esalando un respiro sibilante. “Allora, abbiamo un comune amico che dà una festa il prossimo fine settimana, e siamo entrambi invitati; Ethan ha appena lasciato un messaggio sul mio cellulare, chiedendomi se volevo che mi accompagnasse lì con l’auto: presumo intendesse dire non è un appuntamento, si tratta solo di  accompagnarti con l’auto, ma lui sembrava così timido nella sua richiesta che non posso fare a meno di pensare che stia facendo un primo passo. Cosa devo fare?” mi chiede, con un tono che alla fine sembra un appello accorato mentre le parole le rotolano fuori di bocca in una frase così lunga che trasmette tutte le sue emozioni.

Oh, cara.

“Erano queste le sue parole esatte? Ha detto accompagnarti lì con l’auto?” Per il suo bene, provo a pensare quali potrebbero essere le vere intenzioni di Ethan, ma mi sembra che il suo povero cuore stia ancora dibattendosi in un conflitto.

“Lo so, vero?” mi risponde con un sospiro avvilito mentre arriva alla mia stessa conclusione.

“Non mi sembra un brutto segno. Credo che la tua valutazione iniziale sia ancora valida. Lui vorrebbe, ma è spaventato. E’ sicuramente un passo nella giusta direzione, ma un passo lento”. L’ultima cosa che voglio è che lei perda la speranza. E non è che ci stiamo chiedendo se Ethan la ama, sappiamo che è così e non ci resta che convincerlo a scrollarsi di dosso la paura.

“Non lo so, Ana. C’è stata una accelerata in occasione del party di Elliot e Kate. Sembrava a suo agio con me dopo lo shock iniziale” ridacchia, ricordando l’espressione attonita di Ethan quando la aveva vista così attraente e felice, “ma ora non ne sono più tanto sicura”.

“Forse dobbiamo scioccarlo con qualcosa di più concreto”, rifletto ad alta voce. “Uno sciocco tentativo che potrebbe anche funzionare”.

“Ti ascolto”, mi sprona, con un tono ancora più speranzoso.

“Bene. Ecco cosa dobbiamo fare. Telefonagli, diciamo domani. Lascialo cuocere per un po’ a fuoco lento”.

“Uh-huh”.

“Mantieni un tono il più cordiale possibile, ma rifiuta. Digli che ti sarebbe piaciuto che lui ti accompagnasse lì con l’auto, ma che hai già un appuntamento”. Facciamo entrambe una risatina sarcastica per il tono con cui pronuncio le parole accompagnasse lì con l’auto.

Posso quasi sentire il cipiglio che assume quando acconsente con un perplesso “Okaayy. E devo prendere un appuntamento con un altro?”

“Sì, ma non un appuntamento qualsiasi, l’appuntamento con la persona perfetta”.

Adesso lei si abbandona a una risata a crepapelle, facendosi beffa delle mie parole. “Una persona perfetta? Esiste davvero una persona simile?”

Con una risatina continuo. “No, probabilmente no, ma deve solo apparire la persona perfetta agli occhi di Ethan. Un uomo che sembri in grado di ottenere tutte le donne che vuole perché ha successo, è di bell’aspetto e di buona famiglia …”

“Un asino presuntuoso”, mi interrompe, il suo tono si fa aspro e mi fa capire che lei ha perfettamente capito che tipo di ragazzo intendo.

“Hai in mente qualcuno?”

“Purtroppo sì”, mi dice con un sospiro esasperato. “La persona cui penso è anche ottusa, e presuntuosa, e vile, e …”

“Sì!” la punzecchio, contenta che abbiamo individuato l’obiettivo. “Suppongo che tu abbia avuto qualche esperienza con questo esemplare seducente”, la prendo in giro, divertita al pensiero di una super frizzante Mia che dà un appuntamento a un tipo del genere.

“Ugh! Sì, ed è stato terribile. Sulla carta sarebbe un ragazzo perfetto, ma nella vita reale …”

“Posso immaginare che non sia certo divertente” dico seccamente, “ma mi sembra la persona ideale. Pensi di poter fare in modo che ti venga a prendere?”

“Il problema non è fare in modo che mi venga a prendere, quello che mi preoccupa è riuscire a sbarazzarmi di lui dopo che lo ha fatto! Un’altra delle sue qualità straordinarie”, mi spiega, chiaramente irritata, “è la sua tenace determinazione. No è una parola che non esiste nel vocabolario di questo ragazzo, e per qualche ragione lui è completamente preso da me. Ha perfino cercato di arrivare fino a papà, nel tentativo di riuscire a vedermi”.

Ansimo, continuando a ridacchiare. “Oh, no! Cosa c’è di male, eh?”

Cupamente mi risponde: “Tu non ne hai idea”.

“Oh bene, dobbiamo solo tirare fuori qualcosa di diverso. Ho solo pensato che se Ethan ti vedesse con un tipo che lui percepisca come una minaccia reale e se tu non fossi automaticamente a sua disposizione, lui uscirebbe fuori dal suo stato comatoso e scenderebbe a più miti consigli”.

“Pensi davvero che potrebbe funzionare? Perché io lo farò, Ana. Vivere senza Ethan non è vivere. Lui è l’amore della mia vita”.

Il cuore mi si stringe per il dolore. E’ una situazione così triste, soprattutto dal momento che so che entrambi vogliono la stessa cosa. “Sì, penso che se ti immaginasse proiettata in un futuro diverso, come moglie di quest’asino presuntuoso, la cosa lo aiuterebbe a capire che non ha poi tanto tempo tempo per decidere di tornare sui suoi passi, ma non sono entusiasta all’idea che tu ti cacci in questa situazione se il prezzo da pagare è troppo alto. Questo ragazzo mi sembra proprio un coglione”.

“Sì, lui è un coglione ma è innocuo, e se questo è quello che ci vuole lo farò. Inoltre,” continua, “se la cosa funziona avrò una buona scusa per non vederlo mai più, altrimenti gli attaccherò Taylor al culo”.

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Il resto del nostro venerdì trascorre tranquillo, la pace mi permette di finire un bel po’ di lavoro. Distendendomi sulla mia poltrona, mi sento a posto con me stessa per quello che ho realizzato e prendo la decisione di fermarmi. Ho la sensazione che potrei essere molto produttiva, restando a casa come ho fatto oggi. Potrei farlo soprattutto per riguardo verso Christian, ma per dire la verità anch’io non desidero indossare i panni di una celebrità, come i media vorrebbero.

Pensando ad altro e voltando le spalle al corridoio chiudo la porta della biblioteca e non mi accorgo di Taylor, che gira l’angolo uscendo dal suo ufficio e che solo per poco mi evita. Faccio appena in tempo a spostarmi. Lui pare non accorgersi di me e la sua espressione è cupa e accigliata. Mi ci vuole solo un attimo per rendermi conto che è successo qualcosa di molto grave, ho la sensazione di affondare e che mi manchi il respiro mentre sento sbattere la porta dello studio di Christian.

Oh, merda.

Senza volere le mie gambe si muovono di corsa, sulle orme di Taylor. Prima che possa iniziare ad elaborare alcunché, ho bisogno di sapere che mio figlio sta bene. Registro vagamente le dure imprecazioni che provengono da dietro la porta di mio marito mentre ci passo davanti, cercando con ansia il mio piccolo. Per poco non fracasso la porta della cameretta di Chris precipitandomi dentro, mi sembra di muovermi nella melassa e di non essere in grado di arrivare da lui abbastanza in fretta. Il mio battito cardiaco rallenta, mi sembra che il tempo si fermi poi finalmente tiro un enorme respiro vedendo mio figlio al sicuro nel suo lettino. Sollevata oltre misura lo prendo tra le braccia, stringendo il suo piccolo corpo al mio e coprendo di baci frenetici la sua testolina color rame.

“Mamma!”, mi ammonisce, del tutto ignaro dell’inferno che ho appena vissuto. “Mi stai schiacciando!” Mi metterei a ridere se non fossi ancora preda dell’adrenalina, il mio corpo impiega più tempo della mia anima a riprendersi. La serenità dura solo un attimo perché sono immediatamente costretta ad ammettere che, anche se Chris è fortunatamente illeso, qualche altra oscura minaccia incombe su di noi, e che io sia dannata se consentirò a mio marito di nascondermi anche un solo dettaglio – gravidanza o meno.

Tenendo Chris tra le mie braccia, vado a cercare Gail. Sarò molto più a mio agio se so che lui è affidato a lei, quando andrò da Christian e Taylor per essere informata dell’ultima tragedia che sconvolgerà la nostra vita.

 

 

8 thoughts on “Capitolo 59

  1. Romina says:

    Grazie Paola, in poco tempo stai traducendo tutti i capitoli, ti ringrazio veramente di cuore! Complimenti a te per il preziosissimo lavoro che fai ed a Monique per lo splendido lavoro della realizzazione di questa bellissima storia!

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  2. agnese says:

    Grazie infinite Paola per la traduzione di questa bellissima storia…e grazie a Monique per averla scritta!!!!

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    • Grazie di cuore a tutte voi, il vostro sostegno è importantissimo sia per me sia per Monique!
      Spero di mettermi in pari in fretta, poi passerò alla traduzione di qualche one shot (Valentine Meander per prima!)

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      • Romina says:

        Scusa Paola cosa è un “one shot” e Valentine Meander ha scritto qualcosa sulla trilogia di 50 sfumature? Grazie se vorrai togliermi questa curiosità…..scusami ma sono nuova di questo mondo……

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  3. Le “one shot” sono racconti in una sola puntata; Valentine Meander è sempre di Monique, e sempre relativo a Christian e Anastasia

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  4. paoladonati says:

    Lo ho inviato ieri a Monique in traduzione, nei prossimi giorni lo metterà on line.
    Sto traducendo il 65 …

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