Capitolo 1

Anastasia

Tutto il mio corpo sta tremando. No, no, assolutamente NO! Il mio cervello non riesce a metabolizzare questa notizia scioccante, come un bambino che cerca disperatamente di far entrare un piolo quadrato in un foro circolare.

Io so che Christian reagirebbe in modo violento.

Come ho potuto permettere che succedesse questo?

Quando Sawyer salta giù dalla macchina per aprirmi lo sportello, io esito ad entrare nell’auto.

Mi rendo vagamente conto di quanto Sawyer è sconcertato per il mio pallore.

“Dove andiamo, Mrs. Grey?” mi domanda, piegando di lato la testa mentre cerca di capire perché mai sembra che io abbia visto un fantasma.

Entrando nella macchina, riesco a malapena a bisbigliare “A casa, per cortesia”.

Il mio cuore batte all’impazzata e sento che il panico sta prendendo il sopravvento, mentre l’emozione aumenta di intensità.

Ho il respiro corto e cocenti lacrime mi pungono gli occhi.

“Si sa quando Christian tornerà da Portland?” chiedo, con quel po’ di fiato che mi rimane.

“Lo aspettiamo oggi pomeriggio verso le 3” mi risponde, guardandomi nello specchietto retrovisore con le sopracciglia aggrottate.

Okay, ho un po’ di tempo. Faccio un profondo respiro cercando di riprendermi e di calmarmi.

Cosa fare, cosa fare …

Lui mi ha detto che potremo avere dei bambini, in futuro, ma io so che, al di là di ogni dubbio, non è ancora il momento.

Cosa succederebbe se mi chiedesse di abortire?

So che, se me lo chiedesse, lo farei.

No, no, Puntino!

Appoggio le mani sulla pancia in un gesto protettivo, poi mi passo le mani tra i capelli. Guardo fuori dal finestrino, mentre il freddo mi penetra fino nelle ossa e il panico mi fa montare una rabbia selvaggia in gola.

Lui dice sempre di amarmi ma …

E’ vero, adesso ci amiamo ma non durerà per sempre e presto l’amore si dileguerà trasformandosi … in cosa? Affetto, se va bene, ma non sarà invece noia, indifferenza, risentimento?

Lo ho visto tante volte con mia madre, che è arrivata al quarto matrimonio! Lei diceva che il suo mondo iniziava e finiva con Ray, ma io so bene che anche quell’amore non è durato, tanto che dopo ha avuto ben due mariti.

Come ho potuto pensare di tenermi quest’uomo?

All’improvviso mi si affaccia alla mente tutta una serie di immagini. Tanta gente, tra cui mia madre, si sono stupite che lui si interessasse a me. Come ho potuto essere così cieca, così stupida da non accorgermene? Lui non è un semplice mortale, come me …

Mille tormenti mi rodono: io sento di non essere abbastanza per lui, di non essere ciò di cui lui ha bisogno.

Mi si affaccia alla mente il ricordo terribile di quando lo ho visto con Leila, quando le accarezzava i capelli mentre lei gli si sottometteva totalmente; ciò aumenta il terrore facendomi quasi impazzire.

All’improvviso mi rendo conto che debbo mettere a punto un piano … posso andarmene, nascondermi, iniziare una nuova vita.

Non posso fargli questo, non posso costringerlo a essere chi non è: non posso renderlo padre quando so che questa è la cosa che teme più di tutto. Lo amo troppo.

Si fa strada in me la consapevolezza di non avere migliorato la sua vita, di non avergli dato ciò di cui ha bisogno.

Non ho neppure fatto l’unica cosa che mi aveva chiesto, non ho fatto l’iniezione di anticoncezionale.

E’ una sensazione insopportabile. Mi sento divisa a metà, lacerata da un dolore insopportabile che lascia un segno permanente.

Lo amo tanto, il pensiero di allontanarmi da lui è surreale.

Potrei farlo? Potrei sopportare una vita senza di lui?

Il panico all’improvviso si eclissa.

Io ho il mio bambino, che mi aiuterà ad affrontare la mia strada.

Posso lasciare Christian libero di essere il grande uomo che è, il signore dell’universo, senza che le mie goffe costrizioni lo facciano adirare e lo confondano.

Quando arriviamo all’Escala, Sawyer mi lascia all’entrata. Io mi dirigo all’ascensore e, non vista da nessuno, vado in camera da letto.

Sento che il respiro accelera e avverto una invisibile morsa d’acciaio che mi stringe il cuore. Mi pare che il mio dolore debba essere visibile anche all’esterno.

Raccolgo velocemente un po’ di cose e le stipo in un borsone. Mi tolgo l’anello matrimoniale e il bracciale con i charms che lui mi ha regalato, quello con tutte le nostre “prime volte”, e sconsolatamente li nascondo nel comodino.

Recidere tutti i legami, ecco cosa debbo fare.

Ma come posso impedirgli di trovarmi?

E’ un tale stalker che riuscirà a trovarmi, a contattarmi per scoprire cosa succede.

Se mi trovasse, so che non gli resisterei.

Ma so anche che lui non capirebbe, non accetterebbe quello che io, nel profondo, so essere vero: io non sono e non sarò mai abbastanza per lui; se lui nel futuro se ne accorgesse, noi costringeremmo questo innocente bambino ad affrontare il nostro divorzio o, peggio, a vivere con genitori che non si amano o addirittura si odiano.

Ho fatto anche troppo male a Christian.

Quando gli passerà questa infatuazione, si renderà conto che gli ho fatto un favore.

Può tornare ad essere il solito “maniaco del controllo”, senza quelle dannose distrazioni che saremmo io e questo piccolo non voluto, noi, che gli ricorderemmo  soltanto momenti dolorosi.

Prendo la mia dura decisione con la forza dell’amore mentre faccio un profondo respiro.

La mia dea e il mio subconscio sono in lacrime e si stringono l’una all’altro.

Non so come dare sollievo alla mia anima disperata..

La mia dea sta perdendo vitalità, la sua luce si sta spegnendo ma non me ne importa.

Cerco in camera per vedere se ho dimenticato qualcosa, e vedo la mia borsa. Ci frugo dentro ed estraggo il telefono sul quale trovo una chiamata persa, una chiamata di Jose. Jose, ecco la soluzione! Posso andare da lui: so che mi accoglierà nella sua vita e mi aprirà le braccia!

Si, potremmo sposarci in fretta: Christian penserà che sono incinta del figlio di Jose e mi lascerà libera, specialmente se pensa che sia ciò che voglio.

Mentre metto a punto i dettagli del mio piano so che non sarò mai capace di darmi a un altro uomo, per quanto ci possa provare.

Christian sarà sempre il padrone del mio cuore.

Mi rendo conto che abuso dell’amicizia di Jose e strumentalizzo spietatamente il suo affetto per me. Il nostro rapporto non ha alcuna possibilità di durare ma non me ne importa, non ne avrò bisogno: tutto ciò di cui ho bisogno è che Christian mi lasci andare.

Quanto si è indurito il mio cuore! Un’altra lacrima mi scorre sul viso.

Se dirò a Jose che Christian mi ha cacciato a causa del bambino lui, tradizionalista com’è, si farà carico di salvarmi e accoglierà me e Puntino nella sua vita.

Prendo un foglio e inizio a scrivere la lettera di addio a Christian, inizio a scrivere le ultime parole che gli dirò mai.

Il mio subconscio cerca di imbalsamare la mia dea avvolgendola con dei teli profumati e posandola a terra: è morta.

Le mie lacrime scorrono senza freno mentre scrivo il biglietto, nulla riesce a trattenerle. I gemiti che mi sfuggono sono così forti che mi lasciano sbigottita. Ho perduto il coraggio. Cosa sto facendo? E’ come perdere una parte di me, il dolore va oltre l’immaginabile, è quasi fisico, è tanto forte che non riesco a tollerarlo.

So che non tornerò indietro, trovo l’ultimo coraggio nell’amore che gli porto – debbo farlo, per lui e per Puntino.

Sento che Sawyer è al telefono nell’ufficio di Taylor: striscio alle sue spalle e raggiungo il quadro elettrico generale; stacco l’interruttore e valuto il poco tempo che ho a disposizione prima che il generatore elettrico entri in funzione.

Corro giù per le scale di sicurezza facendo i gradini a due a due.

Lui non riuscirà a trovarmi, ho lasciato il Blackberry e il Mac nell’appartamento e non prenderò nessuna delle macchine di Christian, perché sono tutte dotate di dispositivi di tracciamento.

Christian

Christian sta guardando fuori dal finestrino di Charlie Tango mentre atterra all’Escala. Immediatamente si volge a guardare Taylor, gli fa un cenno e gli sorride. Entrambi sganciano  la cintura di sicurezza e il gesto ricorda a Christian la prima volta che lo ha fatto per Anastasia. Subito un largo sorriso gli illumina il viso incredibilmente bello. Dio, quanto la ama!

Chi poteva immaginare che lui fosse in grado di amare? Ma Anastasia fa emergere tutto il buono che c’è in lui, lo ha reso così diverso da com’era, così migliore; gli sembra impossibile che lei gli appartenga. Ha fretta di vederla, di abbracciarla, di baciarla, di possederla …

Spera che lei si renda conti di quali sentimenti suscita in lui, che capisca cosa significa per lui. Gli riesce così difficile mostrarglielo, la sua esperienza di cuori e fiori è limitata e lui sa benissimo quanto può essere difficile vivere con lui.

Il suo sorriso si allarga nel pensare quanto lei metta a dura prova la sua pazienza.

Lei è come un soffio d’aria fresca, anzi: lei è l’aria stessa che lui respira.

Christian si avvia, chino in avanti per evitare le pale dell’elicottero. Quando arriva alla porta sul tetto questa si apre improvvisamente, sorprendendo lui e Taylor. Sawyer è in piedi di fronte a loro, con il volto arrossato, il suo sguardo è straziato e ha il respiro affannoso: a quel punto anche il respiro di Christian si fa affannato.

“Mr. Grey, se ne è andata. Io … ero impegnato … io …” . Sawyer incespica nelle parole mentre il terrore distorce i suoi lineamenti. ”Cosa? Cosa significa che se ne è andata?” chiede Christian con un tono che tradisce la sua paura e il suo stupore, sperando di non avere capito.

“Signore, ha tolto la corrente ed è sgattaiolata fuori attraverso la scala antincendio mentre ero al telefono con Welch”. Sawyer distoglie lo sguardo, contrito e ansioso.

Lentamente il sangue defluisce dal volto di Christian, che sente la paura crescere. Tutto quello che gli si affaccia alla mente, oltre il terrore, è una domanda: “Perché?”

Gli occhi di Sawyer riflettono la sua angoscia, mentre risponde piano “Signore, ha lasciato un biglietto”.

“Dov’è?” urla Christian passando oltre. Il suo cuore batte forte, gli occhi grigi sono torvi e determinati, pieni di apprensione. L’ascensore lo porta all’ingresso dell’appartamento e subito corre per la grande stanza chiamando il suo nome: “Ana, Ana”: non può credere che lei non ci sia.

La sua mente vacilla e il suo solito autocontrollo ferreo lo abbandona. Quando arriva in camera da letto vede il biglietto. Sembra così inoffensivo, è un semplice pezzetto di carta. Con un solo passo Christian raggiunge il letto e lo prende.

“Grazie mille per questo fine settimana, grazie per avermi aiutato a superare questo momento difficile con Ray in ospedale. Tu sei tutto per me e ti meriti molto di più. Io non sono la ragazza per te. Mi dispiace tanto. Per favore lasciami andare. Ana”.

Ma che cazzo? La sua mente si rifiuta di capire. Come può essere? Sicuramente no! Questo potrebbe essere uno scherzo? No, non è uno scherzo, lui respinge il pensiero in fretta poi affonda lentamente a terra, in ginocchio accanto al letto tenendo il biglietto in mano. Si gira verso la porta, guardando Taylor e Sawyer che aspettano fermi, in piedi.

I suoi occhi grigi divengono opachi, la sua agonia è evidente. Le parole sembrano abbandonarlo mentre il buio avvolge il suo cuore, proteggendolo da quel dolore senza senso. Almeno questa è l’unica cosa buona che gli è rimasta dalla sua infanzia orribile, la capacità di proteggere il suo cuore dal dolore.

“Quando la hai vista l’ultima volta?” chiede guardando Sawyer con gli occhi gelidi, mentre le sue parole assumono una nota grave.

“Signore, la ho caricata in macchina all’ospedale, dopo che era andata a trovare Ray Quando è uscita, aveva un aspetto distratto e molto pallido. Per un attimo ho pensato che stesse per svenire ma ho immaginato che fosse preoccupata per suo padre. Le ho chiesto dove voleva andare e mi ha detto di portarla qui”; lui inghiottisce, riorganizzando i suoi pensieri.

“E’ andata direttamente in camera da letto. Io sono andato nello studio di Taylor per chiamare Welch e mentre ero al telefono la corrente è saltata. Ho riattaccato e sono andato alla ricerca di Mrs Grey. Quando sono venuto qui e ho visto il biglietto, ho chiamato subito ma lei era ancora in volo”. Sawyer abbassa lo sguardo, come per proteggersi dalla rabbia del suo capo.

Continua con voce vacillante: “Io … sono tornato nello studio per verificare il filmato delle telecamere di sicurezza – il generatore è entrato in funzione e l’ho vista per un attimo sullo schermo, solo per un momento, mentre entrava nel garage. Aveva un borsone con lei e pareva avere una gran fretta. Quella è stata l’ultima volta che l’ho vista, signore”. Sawyer trattiene il respiro, come per proteggersi dalla rabbia del suo capo.

“Sono corso verso l’ascensore e ho cercato di raggiungerla ma lei era oramai troppo lontana quando sono arrivato. Mi sono reso conto che aveva girato l’interruttore di alimentazione del quadro elettrico in modo che io non vedessi la sua fuga per le scale di sicurezza, attraverso le telecamere a circuito chiuso del sistema”. Prende fiato, sollevato per essersi liberato del racconto, ma avvertendo lo scatto di rabbia del suo capo.

Christian distoglie lo sguardo da Sawyer e sussurra “Taylor, trovala, voglio sapere il perché”. Il suo tono è burbero, l’emozione ancora ribolle subito sotto la superficie.

Taylor gira sui tacchi e percorre a lunghi passi il corridoio. Christian rimane seduto accanto al letto, sul pavimento, cercando disperatamente di dare un senso a questa assurdità. Il suo mondo è capovolto – di nuovo. Tutto è fuori fuoco. Il panico gli attanaglia il cuore. Ha perso il suo autocontrollo.

Pb

Sono passati due mesi e non è stato in grado di entrare in contatto con lei, neppure tramite i suoi genitori. Lui sa che gli stanno nascondendo quello che sanno di lei, anche se non ne capisce il motivo. Lui non le ha mai fatto del male, tutto quello che vuole è amarla e proteggerla. Vuole solo sapere il PERCHE’. Che cosa ha fatto per allontanarla? Perché lei lo odia?

Lei lo conosce abbastanza bene per sfuggire alle ricerche e per eludere il suo team di sicurezza. Lo sta facendo diventare matto. L’unica notizia che ha avuto risale a un mese fa, ed era la richiesta di divorzio. Lui ha firmato subito i documenti perché – con un biglietto di accompagnamento, scritto a mano – lei gli ha chiesto di non rendere la cosa più dura di quanto già non fosse. E’ stato il momento peggiore della sua vita. A quel punto anche quel po’ di vitalità che gli era rimasta lo ha abbandonato. Ha una enorme nostalgia di lei, tutto gli pare insormontabile. Senza di lei, la sua vita è vuota, davvero grigia …. Ha triplicato i suoi sforzi per trovarla – ma ancora niente.

Taylor bussa alla porta dello studio e Christian nota che pare stanco e teso. “Signore, ho qualche notizia”. Il cuore di Christian salta un battito mentre guarda Taylor, ma dal suo volto subito capisce che le notizie non sono buone.

“Ho trovato questo oggi” dice Taylor, porgendo a Christian un foglio. Le sue lunghe dita lo afferrano e lo legge rapidamente. Inspira bruscamente, il suo respiro trema e il foglio gli sfugge dalle mani. Si tratta di una licenza di matrimonio in data di ieri, a nome di Jose Rodriguez. L’amarezza gli attanaglia lo stomaco mentre la sua mente indietreggia davanti a quella notizia.

“C’è di più, signore,” Taylor dice piano, schiarendosi la gola.

Lentamente Christian alza gli occhi vuoti verso il suo dipendente di fiducia – il suo braccio destro – e si chiede sconclusionatamente cosa possa esserci di più…

“Lei è incinta di un bambino del signor Rodriguez”. Il colpo è per Christian così grave che per un attimo crede di vedere le stelle davanti agli occhi, come se fosse sul punto di perdere i sensi. Lui usa tutto il suo formidabile autocontrollo per reggere alla notizia, ma il suo cuore dolorante si ribella e grida noooooooo!

Anastasia

Guardo dalla finestra dell’ospedale, persa nei miei pensieri. Sono passati otto lunghi mesi. Stento a credere di essere sopravvissuta. Beh, forse “sopravvissuta” non è la parola giusta – semplicemente esistita. Mettendo un piede davanti all’altro, facendo ciò che dovevo fare, ma non ho certo vissuto. Ho trovato un momento di quiete ora che mio figlio appena nato dorme profondamente accanto a me e non posso fare a meno di riflettere sui mesi terribili appena trascorsi.

Come pensavo, Jose è stato fin troppo felice di farmi entrare nella sua vita e di fare di me una donna “onesta”, tanto più che lui pensava che il vero padre di mio figlio ci avesse respinti. Ho ottenuto un divorzio velocissimo da Christian, soprattutto perché non ho richiesto nessuno dei suoi beni e poi ho sposato, con un matrimonio riparatore, Jose.

E’ stato un sollievo enorme il firmare le carte del divorzio senza nessun clamore. Devo ammettere che c’è ancora una piccola parte di me che si è sorpresa che lui mi abbia lasciato andare senza lottare, qualcosa mi ha fatto sentire a disagio, anche se è servito a provarmi che gli era già passata.

E’ stato incredibilmente difficile fare in modo di non essere rintracciata dal suo team di sicurezza – posso solo immaginare lo sforzo che ha fatto per trovarmi. Almeno ho mantenuto la mia mente fuori dall’immenso, totalizzante dolore che ho provocato a tutti. Non sono mai tornata alla SIP. Ho dovuto trovare qualcosa da fare dove mi pagassero in contanti – in modo da non usare i numeri di previdenza sociale o le carte di credito.

Sono stata molto vaga con la mia famiglia e ho ridotto le comunicazioni al minimo, sfuggendo del tutto anche agli amici come Kate, non appena ho messo in moto il mio piano. Sapevo che una volta che mi fossi sposata di nuovo lui sarebbe rimasto lontano.

In un primo momento Jose mi ha sostenuta molto, rendendosi conto del calvario che avevo vissuto, ma ben presto il nostro fasullo matrimonio è crollato: lui ha cominciato a rendersi conto che io non avrei mai superato la perdita di Christian Grey. Non potevo offrirgli nulla. Il mio corpo non era in grado di reagire in nessun modo, il mio cuore era distrutto in modo irreparabile. Sapevo fin dall’inizio che si sarebbe arrivati a questo, ma cosa potevo farci? Il mio bisogno di ridare a Christian la sua vita e di proteggere il bambino che cresceva dentro di me era molto più grande del mio bisogno di autoconservazione – o del rispetto per Jose. Ora me ne dispiace.

Così, eccomi qui, una mamma single.  Jose ci ha lasciati poco più di un mese fa. Ricordo che poco dopo che ci aveva lasciati ho ricevuto una telefonata da suo padre, che mi ha detto che Jose era stato ricoverato in ospedale perché era stato vittima di una violenta rapina fuori dal suo appartamento, una notte. Era stato gravemente picchiato, ma non aveva subito lesioni permanenti. Avevo subito pensato a Christian, domandandomi se per caso lui aveva qualcosa a che fare con quella aggressione.

Non era un segreto che Jose non gli era mai piaciuto e il fatto che io lo avessi sposato lo aveva certamente reso furente. Mi vengono i brividi al solo pensare come si sarebbe arrabbiato, se avesse scoperto che Jose mi aveva lasciato mentre ero incinta di quello che lui pensava fosse suo figlio. Chi sa che cosa sarebbe stato capace di fare? Così spesso le sue reazioni sono inaspettate. So che la sua natura possessiva potrebbe portarlo a fare cose strane, anche se forse non mi ama più. La cosa triste è che ho accettato molto tempo fa che sarei sempre stata sua.

Che cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se questo piccolo non si fosse presentato così presto …

No, non devo pensare così. Non sarei mai stata in grado di tenerlo per sempre legato a me, quanto peggio sarebbe stato essere sposata con qualcuno che non ti ama e sta con te solo a causa di un bambino al quale non vuole fare del male.

Il mio bambino si sta muovendo e so che presto sarà sveglio e piangerà perché ha fame. Ho intenzione di chiamarlo Chris, come suo padre … Sono così felice per la sua nascita. Lui mi aiuterà a rimettermi in piedi, avrò qualcun’altro di cui prendermi cura, qualcun’altro da amare. Posso riversare su di lui tutto l’amore che provo per suo padre e lui, a sua volta, potrà aiutarmi a guarire.

Christian

Christian si trova di fronte alla finestra del suo ufficio, al ventesimo piano di Grey House. Lui si affaccia su Seattle che giace ai suoi piedi: il cielo è, ai suoi occhi, grigio come l’acciaio, la pioggia batte piano sulla finestra e scorre in piccoli rivoli lungo il vetro, annebbiandogli la vista – non che gliene importi qualcosa, lui si perde a pensare al passato.

E’ successo cinque anni fa, quel triste giorno in cui lei lo ha lasciato. Dopo che lui aveva scoperto il matrimonio con José e il fatto che aspettava un bambino, lei aveva smesso di nascondersi ed era stato più facile seguirla. Lui la aveva tenuta sotto stretto controllo, incapace di lasciarla andare pur se sapeva che lei ormai apparteneva a un altro. Sentiva quasi fisicamente il suo odio per quello stronzo.

Lui aveva anche provato a contattarla poco dopo che era nato suo figlio, forse per la centesima volta, e di nuovo lei aveva respinto la sua chiamata. Aveva anche inviato un regalo per il bambino, sperando che avrebbe potuto raggiungere il cuore della mamma attraverso il figlio, ma no, lei non aveva voluto avere niente a che fare con lui. Il regalo era tornato indietro e lui era rimasto scioccato di quanto la cosa lo avesse reso furibondo, come poteva ancora essere così arrabbiato con lei? Sapeva fin troppo bene che cosa volesse dire – lui la amava ancora ….. Cazzo! Pensò dimesso: la avrebbe amata per sempre.

Dopo, aveva cominciato a cercare di dimenticarla. In un primo momento era corso da Elena, pensando che forse lei avrebbe potuto fornirgli un balsamo per quel dolore ottenebrante. Lei lo aveva accolto a braccia aperte – e le gambe pure, felice che lui fosse tornato. Che errore gigantesco era stato! Lui scuote la testa al ricordo. Nel momento in cui lei lo aveva toccato lui si era ritratto, improvvisamente e completamente disgustato. La cosa li aveva scioccati entrambi e lui, dopo, non l’aveva mai più incontrata.

Poi c’era stata tutta una serie di ragazze con i capelli castani che aveva portato nella sua sala giochi, cercando invano di esorcizzare il fantasma di Ana, ma avevano solo alimentato il suo disgusto per se stesso.

La sua frustrazione era aumentata sempre più, la rabbia lo consumava e, infine, si era abbandonato all’amarezza. Aveva perfino smesso di vedere Flynn. Cazzo, un ciarlatano costoso davvero! Sapeva che questa era una cosa che non avrebbe mai superato.

L’unica cosa che lo teneva in piedi era stata la filantropia e le opere di carità della sua azienda nonché le regolari, intense sedute con Bastille, che spesso colpiva atterrandolo. La sua rabbia incandescente lo spronava. Lui viveva alla giornata, facendo solo l’indispensabile per sopravvivere. La sua vita era tornata ad essere a sfumature di grigio.

Come sempre sentiva emergere l’ondata del disgusto per se stesso. In un certo senso la sua psiche contorta provava quasi piacere nel dolore di averla persa, perché lui non avrebbe mai potuto meritare una persona pura come lei. Ma cosa aveva fatto esattamente per perderla?

Questa e altre domande affliggevano la sua mente con un accanimento al limite ossessivo. Che cosa avrebbe potuto fare di diverso? Perché mi odia?

L’unica cosa di cui si sentiva sicuro era stata la notte in cui aveva assoldato un mercenario per picchiare Jose. Nemmeno Taylor ne sapeva nulla. Ripensa a quel giorno, con i pugni stretti lungo i fianchi. Aveva appena saputo che José aveva abbandonato Anastasia, lasciandola con il trauma di un altro divorzio poco prima il loro bambino nascesse. Questo, oltre alla rabbia al solo pensiero delle mani di Jose sul corpo di Ana, lo aveva fatto tanto ribollire dal fargli prendere la decisione molto imprudente di insegnargli finalmente le buone maniere.

Avrebbe dovuto farlo prima, fino da quella prima notte al bar quando Ana, ubriaca, gli aveva telefonato per parlare dei libri che lui le aveva mandato. Avrebbe voluto farlo lui stesso, ma la cosa, purtroppo, sarebbe stata troppo rischiosa e così aveva deciso di ricorrere a un ragazzo che lo avrebbe fatto per lui. Finalmente una lezione per quel figlio di puttana, nessuno fa impunemente del male alla sua Ana! Per un breve momento, dopo che la vendetta era compiuta, si era sentito felice perché la cosa lo aveva distratto dal dolore che costantemente albergava nel suo cuore. Lui non la avrebbe mai abbandonata, se lei avesse portato in grembo  il suo bambino.

Diavolo, lui era certo che non la avrebbe mai, mai lasciata!

Andrea interrompe i suoi pensieri oscuri bussando dolcemente alla porta ed entrando nel suo ufficio “Mr. Grey, Taylor sta arrivando e ho i depliant qui, pronti per lei.”. Senza sorridere Christian si gira e le rivolge un cenno di ringraziamento.

Quando Taylor entra nel suo lussuoso ufficio, Christian prende la scatola e fa l’elenco mentale di quello che deve fare. “E’ pronto ad andare, signore?” Taylor chiede, notando con terrore che l’umore del suo capo sembra più nero del solito.

Lui annuisce a Taylor, entrambi escono e con l’ascensore arrivano all’Audi in attesa. In silenzio arrivano all’aeroporto, Christian è ancora immerso nei suoi tristi pensieri. Una volta arrivati, si portano direttamente sulla pista di Sea-Tac, dove è in attesa il jet della Grey Enterprises.

Domani gli consegneranno un premio per i programmi di riciclo dei prodotti elettronici, programmi che la Grey Enterprises organizza e finanzia in tutto il paese. Odia queste cose, ma Ros non è in grado di andare e questa è una grande occasione per loro. Ben presto questa divisione delle Grey Enterprises sarà conosciuta come la più grande azienda “verde” degli Stati Uniti.

Mentre sale sul jet sente quella trepidazione ormai familiare che lo prende tutte le volte che entra in uno spazio che gli ricorda di lei. Ricorda il giorno delle nozze, quando la ha spogliata sull’aeroplano, quando ha adorato il suo corpo, quando la ha amata. La pura gioia che ha provato, la sua felicità per la luna di miele, finalmente l’arrivo in Inghilterra … Come sempre questi ricordi lo schiacciano, lo opprimono. Pensava che con il tempo sarebbe stato più facile, ma non è così.

Anastasia

Sento un brivido di eccitazione, questa sarà la prima volta che porterò Chris a fare una piccola vacanza, perché sono finalmente riuscita a mettere da parte un po’ di contanti. Sarà solo un week-end lungo, ma credo che un cambiamento mi farà bene, una piccola pausa dalla quotidianità e, naturalmente, un’avventura emozionante per il mio piccolo.

Decido di andare in Florida. Dovrei avere un incontro lì, ma, come sempre, scelgo esattamente il luogo e il momento con molta attenzione perché non voglio correre il rischio di imbattermi in Christian – neppure dopo tutto questo tempo. A parte tutte le altre considerazioni, la mia ragione è ovvia e accecante. Un solo sguardo a mio figlio e lui capirebbe, al di là di ogni dubbio, di essere in realtà il padre di Chris.

Con la sua chioma ramata e la seria espressione angelica, l’unica differenza tra Chris e Christian sono gli occhi. Chris ha ereditato i miei occhi azzurri, ma è lì che finisce la sua somiglianza con me. Per il resto è il ritratto di suo padre e come lui ha un carattere mutevole, anche se ha solo quattro anni. Mia madre verrà con noi per questo fine settimana lungo e apprezzo che mi dia una mano con il mio impegnativo ragazzino.

Non abbiamo mai parlato di quello che è successo tra me e Christian, ma ho il sospetto che lei sappia che io stavo volando troppo alto e sono rimasta terribilmente bruciata da quel sole che è Christian Grey.

Chris ci sta tenendo le mani mentre entriamo dai cancelli del Central Florida Zoo. E’ così entusiasta, ama tutti gli animali. Guardiamo tutto e il mio bambino è felice e animato. E’ sbalordito per la grandezza degli elefanti, col suo ditino puntato verso di loro, a bocca aperta. Ci fermiamo per guardare i guardiani dello zoo che danno da mangiare ai coccodrilli feroci, che fanno scattare rumorosamente le loro mascelle, e questo lo fa saltare e ridacchiare. Più avanti, strilla di gioia davanti alle movenze delle scimmie.

Mentre camminiamo in giro, il mio sguardo continua a catturare scorci di un luogo dallo splendido design, con poster di grandi dimensioni posizionati strategicamente che avvertono di un evento che si terrà qui, oggi, presso l’adiacente giardino botanico. Penso che deve trattarsi di un importante evento, se hanno messo tanti cartelli. Noto vagamente che ha qualcosa a che fare con il riciclo.

Decidiamo di fare un picnic sull’erba e Chris divora il suo panino, corre intorno a noi, ripetendo con entusiasmo i versi degli animali. Mi sento in un bozzolo di felicità quando lo guardo. Sì, penso di cominciare a guarire.

Christian

Nel tardo pomeriggio viene annunciato il premio per gli sforzi monumentali che le Grey Enterprises stanno facendo nel settore del riciclo. Gentile e aggraziato come sempre, Christian si fa strada fino al podio dello splendido anfiteatro. Un mare di gente esplode in un applauso scrosciante e questo gli provoca un barlume di orgoglio. La sua azienda ha avuto ottimi risultati in questo campo.

“Signore e signori”, la sua voce suona forte e chiara, “grazie per questo onore magnifico. Le Grey Enterprises sperano sinceramente che la tecnologia che nasce da questi progetti sarà presto disponibile, tutte le industrie seguiranno e saremo finalmente in grado di mettere il nostro pianeta e le sue risorse in una prospettiva sostenibile”. Christian solleva il premio in aria e la stampa si lascia andare, scattando foto e facendo lampeggiare i flash come fuochi d’artificio. Il pubblico esplode in una standing ovation, con un applauso assordante. Christian si allontana dal palco e si chiede quanto felice si sarebbe sentito se avesse raggiunto questo obiettivo potendo condividere il suo trionfo con lei …

Dopo aver fatto il giro passando da alcune tavole per stringere la mano a diversi personaggi importanti, cattura l’attenzione di Taylor cui fa un cenno col mento in direzione dell’uscita; Taylor si muove tra la folla, unendosi al suo capo per uscire.

“Signore, se posso?” Taylor si ferma a pochi metri d all’uscita e guarda intenzionalmente verso Christian. Dei tristi occhi grigi si girano verso di lui. “Ben fatto, signore, il successo raggiunto oggi è importantissimo. Si prenda un momento per assaporarlo”. Lo sguardo di Taylor è sincero, ma Christian vede nel suo profondo la pietà. Lui sa che Taylor è l’unico che ha compreso la profondità del suo dolore, da quando lei ha lasciato.

“Grazie Jason,” si ferma “per tutto.” Subito dopo Christian si passa una mano tra i capelli, distratto. “Ho fame, vado a mangiare un boccone Ci vediamo in albergo, diciamo verso le sette?”. Taylor annuisce per poi dirigersi nella direzione opposta mentre Christian si reca  alla cafeteria dello zoo.

Anastasia

Rimetto nello zaino le nostre cose del picnic e chiamo Chris. C’è ancora così tanto da vedere e so che non potremo tornare presto, cosicché voglio sfruttare la maggior parte del tempo che abbiamo.

Chris arriva di corsa e si tuffa tra le mie braccia, “Posso andare bagno con la nonna?” mi  chiede, i suoi occhi blu immersi nei miei.

“Certo amore mio. Mamma, sai dove andare?” Mi giro, chiedendo a mia madre.

“Sì, certo che lo so, ma è un po’ distante; grande uomo, sei in grado di tenerla fin là?” gli chiede, tendendogli la mano. Il piccolo guarda giù e poi di nuovo verso di lei, con un cenno grave che mi ricorda tanto suo padre che devo combattere il ricordo.

“Ti aspetto qui, di fronte alle anatre” dico mentre si girano per andarsene. Mia madre mi fa un sorriso e mi strizza l’occhio da sopra la spalla mentre si dirigono alla toilette.

Mi trovo persa nei miei pensieri, guardando gli anatroccoli soffici mentre aspetto il ritorno della mia famiglia. Improvvisamente avverto una presenza. I capelli mi si drizzano mentre giro lentamente la testa. Il mio sguardo si posa su spenti occhi grigi che si immergono nei miei, il mio cuore si mette a battere all’impazzata e va in caduta libera. Tutto intorno a me scompare in un istante, le mie gambe malferme stanno per cedere.

La mia mente è improvvisamente vuota, il respiro si blocca. Sento il sangue affluire alle orecchie e capisco che potrei svenire. Il grande shock è evidente sul suo viso e i suoi occhi si spalancano, respira a fatica.

“Ana?” passa dalla sorpresa all’incredulità.

La mia bocca, improvvisamente secca, mi permette solo di farfugliare il suo nome “Christian”.

Restiamo lì, fermi, immobili, sospesi nel tempo, mentre il mondo passa oltre, incapaci di staccarci, e sento che le mie emozioni aumentano mano a mano. I sentimenti che ho cercato molto duramente di sopprimere e di chiudere sotto chiave esplodono. Il mio subconscio pronuncia il nostro segreto straziante, Ti amo, respira silenziosamente nella mia testa, il desiderio per lui è troppo forte per sopprimerlo.

Sembra così perduto, così fragile e – mi rendo conto – così straziato. Il suo bel volto è inciso dall’angoscia. Lui è il primo a volgere altrove lo sguardo e si passa entrambe le mani tra i capelli, innegabilmente agitato.

Il suo sguardo torna a posarsi su di me, ma io sono ancora senza parole, incapace di emettere un suono. L’ho fatto per lui? Ma allora lui dovrebbe essere libero e felice. E’ ancora assolutamente incredibile, muscoloso e alto, ma i suoi occhi sembrano vuoti e brillano di dolore. Oh cazzo, ho sbagliato? No, respingo il pensiero così rapidamente come mi è venuto. Guardatelo, dico a me stessa, questo non è un semplice uomo, è un dio.

Non dice nulla, ma lo vedo cercare la mia faccia, i suoi occhi d’ardesia mi accusano mentre cercano di guardare nel profondo della mia anima in frantumi. “Perché?” dice piano; l’angoscia della sue parole finalmente mi riporta in me.

Un brivido gelido mi attanaglia – la mamma e Chris torneranno presto. Non posso fargli vedere Chris, la mia mente cerca freneticamente di mettere assieme un piano, ma proprio in quel momento il mio bambino corre verso di me, gettando le braccia intorno alle mie gambe e guarda verso Christian, mentre un sorriso timido incurva la sua innocente bocca.

Improvvisamente mi sento un alieno, osservo la scena con uno strano distacco. Christian lo vede e capisce immediatamente. I suoi occhi guardano avanti e indietro, la confusione si ricompone dandogli finalmente modo di mettere a posto i pezzi del puzzle.

“Che. Cazzo. Hai. Fatto?”.

La sua voce è lenta e morbida, ma l’onda minacciosa della sua emozione mi fa venir voglia di prendere mio figlio e di scappare via. Sono terrorizzata, tremo tutta e quando mia madre finalmente ci raggiunge si blocca bruscamente nel vederci insieme.

“Carla”. Christian le fa un cenno brusco, il volto teso e poi punta ferocemente gli occhi contro di me.

I grandi occhi di mia madre tradiscono il suo shock, ma le ci vuole solo un attimo per elaborare la situazione e subito il suo istinto di protezione prenda il sopravvento. Prende in braccio Chris e lo fa oscillare sul suo fianco, proteggendolo con il suo corpo per allontanarlo da Christian.

Proprio perché crede che Christian non volesse il bambino, lei aggrotta la fronte abbassando la bocca in segno di disgusto. Ho detto a tutti la stessa cosa, ho cercato una scusa ragionevole perché tacessero. Non potevo lasciare che Christian scoprisse dove ero.

“Che cosa vuoi fare Ana?” la sua pacata domanda nasconde a malapena l’allarme, implorando che io faccia qualcosa.

“Vai mamma, ci vediamo in albergo”. Io riesco a malapena a guardarla, ancora intrappolata nello sguardo d’acciaio di Christian. Lei si volta, ci guarda, scuote la testa con sgomento e se ne va, con Chris che le rimbalza sul fianco. Il piccolo mi saluta e io, intontita, alzo il braccio costringendomi a salutarlo con le mani. Quando mi giro devo affrontare il mio ex marito, arrabbiato e furente, che è tornato al suo sguardo impassibile e non fa trapelare nulla. Improvvisamente, registro il suo cambiamento di contegno, irto di efficienza.

“Vieni, dobbiamo parlare”, dice con ira prendendomi la mano e trascinandomi fuori verso l’uscita. Io quasi corro cercando di tenere il suo passo. La mia mente è un disturbato pasticcio e ho paura della sua reazione. Fuori dallo zoo chiama un taxi con un gesto poi apre la porta per me. Io entro dentro, scivolando sul sedile per fargli spazio.

Lui dice con un grugnito il nome di un hotel al tassista, che si immette nel traffico. Sta guardando fuori, con il braccio appoggiato lungo il finestrino aperto. Tiene la mano sulla bocca, è chiaro che è avvolto in pensieri profondi – oh, così lontano da me.

Mi torco nervosamente le mani in grembo e non ci vuole molto perché quel significativo silenzio faccia nascere una montagna di emozioni, che mi assalgono tutte in una volta. Cocenti lacrime silenziose mi rotolano senza controllo sul viso, mentre la gola si contrae. Che cosa ho fatto?

Il suo sguardo passivo contrasta con il gentile gesto di porgermi un fazzoletto, che tiene in mano come una bandiera bianca di resa. Forse è un simbolo della pace che verrà. Io lo prendo con gratitudine, ma in pochi secondi è bagnato e non mi serve più. Lo strizzo tra le dita mentre il silenzio continua, accrescendo la tensione che sta per esplodere.

Quando raggiungiamo l’albergo, Christian porge al tassista una mazzetta di denaro che mi sembra un po’ eccessiva e scende, senza voltarsi indietro e senza dire una parola. Lo raggiungo sul marciapiede, borbottando un ringraziamento al tassista. Christian si gira sui tacchi e io lo seguo docilmente nella hall opulenta del Conrad.

Devo essere in condizioni miserevoli; siccome ho gli occhi gonfi, fradici e rossi tengo la testa bassa e lo seguo in ascensore. Il mio subconscio fa la sua apparizione alla vista dell’ascensore, noi due ricordiamo come il suo tocco accendeva il fuoco sulla mia pelle.

No, la mente mi mette in guardia, non entrarci!

Entriamo nell’ascensore vuoto e ZAP, lì è … la carica. Io resto senza fiato, completamente stordita. Dopo tutto questo tempo, non è cambiato nulla. Lui esercita ancora questo immenso potere su di me e sul mio corpo traditore. L’elettricità scoppietta tra di noi quando oso alzare lo sguardo su di lui, per vedere se per lui è la stessa cosa.

Christian tiene gli occhi chiusi e la testa inclinata all’indietro – come se stesse godendosi il sole in faccia. L’ascensore segnala il suo arrivo al piano di Christian, purtroppo, rompendo l’incantesimo. Lui scuote impercettibilmente la testa e si addentra nel corridoio. Io lo seguo, sentendomi stordita, con tutte quelle emozioni tumultuose che mi turbinano in testa.

Si ferma davanti alla porta, la apre e si fa da parte per farmi passare. Io lo guardo, che cosa sta pensando? I suoi occhi sono in fiamme, ma io sono sconvolta dall’emozione. Con le gambe tremanti entro nella stanza, resto in piedi nel mezzo di un enorme salotto – senza sapere cosa fare. Lui punta dritto al bar e prende una caraffa di cristallo piena di quello che presumo sia scotch.

“Vuoi bere qualcosa, Anastasia?” mi dice con quei suoi occhi penetranti, facendomi sentire come nell’inferno della mia anima.

“Sì …, sì per favore,” la mia voce roca tradisce la mia ansia. Oh, mi ricordo il modo in cui era solito pronunciare il mio nome. Mi lascia senza fiato e barcollo all’indietro, le gambe si rifiutano di obbedire ai miei comandi. In un attimo è al mio fianco per evitare che io cada e mi aiuta a sedermi sul sontuoso divano. Guarda giù verso di me per un tempo che sembra una eternità e, naturalmente, io mi sento arrossire violentemente; all’imbarazzo si è ora aggiunto il cocktail di sentimenti che mi scorrono nelle vene.

Vedendo che cerca come chiedermi che cosa è successo, comincio ad avere un’idea di quanto sia difficile per lui questo momento. Si prende un attimo di riflessione, per preparare le nostre bevande, poi mi porge un bicchiere di cristallo intagliato. E’ quasi un gioiello e io me lo porto avidamente alla bocca con entrambe le mani, disperatamente, sperando che un sorso possa sbloccare l’ansia che mi paralizza.

Si siede sull’unica sedia di fronte al divano dove sono io e beve d’un colpo il suo drink.

I suoi occhi guardano il bicchiere, sembra sorpreso che sia vuoto. Lo appoggia sul tavolino e volge la sua attenzione a me. Si sporge in avanti con i gomiti sulle ginocchia, le mani unite e appoggiate con noncuranza alle ginocchia. I suoi occhi spalancati, senza dubbio per lo shock, sono in prudente attesa.

Devi dirgli la verità, Ana, il mio subconscio mi implora, cerchiamo di farla finita in fretta, forse dopo potremo riposare, … sembra convinto. Prendo un altro sorso di liquore, cercando le parole per cominciare.

“Io …., quando …., tu ….” Scuoto la testa, cercando di riordinare i miei pensieri ribelli, ma non riesco a mettere assieme una frase. La mia testa è vuota, invasa da sentimenti che si mescolano – e ingombra e confusa. Prego che questo sia un sogno, ma l’intensità del mio dolore mi dice che non è così e chino vergognosamente la testa.

“Ana?” Sento lo sconforto nella sua domanda appena sussurrata, ma tengo gli occhi incollati alle mie scarpe, non voglio incontrare il suo sguardo.

Dopo un respiro tremante comincio: “Ho scoperto di essere incinta di tuo figlio il giorno che abbiamo trasferito Ray da Portland all’ospedale di Seattle. Lì ho incontrato la dott. Greene, che mi ha chiesto perché avevo annullato quattro dei nostri appuntamenti”. Oso alzare lo sguardo, curiosa di valutare la sua reazione, “sai, per fare la puntura di anticoncezionale”, chiarisco sentendo le unghie che sprofondano nei miei palmi per la difficoltà di dire questa difficile verità.

“Lei mi ha portato nel suo ufficio e mi ha fatto fare il test di gravidanza. Quando ho visto che il test diventava blu e la sua bocca si abbassava ho capito, ho capito che ti avrei rovinato la vita addossandoti questa responsabilità”. Mi contorco sotto il suo sguardo torvo ma riesco a dirgli la verità: “Non potevo addossarti la responsabilità di una moglie che sbaglia sempre e di un bambino per il quale non eri pronto”. La mia faccia si riaccende di nuovo mentre giocherello con le dita per evitarlo. “Io sapevo che non ci avresti mai abbandonati a causa del tuo passato, ma temevo che alla fine mi avresti odiata, e forse avresti odiato anche il bambino”.

Anche in questo caso lancio uno sguardo rapido per misurare la sua ira, prima di riprendere la mia triste storia. “Non ero neppure riuscita a ricordarmi una stupida iniezione, dopo tutto quello che tu avevi fatto per me, avevi dato per me, dopo il modo in cui eri cambiato per me, sarei stata una moglie terribile per uno come te”. Ora alzo gli occhi e incontro il suo sguardo, implorando la sua comprensione.

“Inoltre,” la mia voce è bassa, come per inghiottire il mio dolore “ho sempre saputo che a un certo punto ti saresti stancato di me, ti saresti risentito con me per averti costretto a essere qualcosa che non sei. Non potevo farti questo, ti amavo troppo”. Mentre mi escono queste parole sono stranamente contenta di avere detto la verità.

Quello che leggo sul suo viso è inaspettato e mi stringe il cuore in una morsa d’acciaio. Lui ha gli occhi velati di lacrime, il volto forte e cinereo.

“Così sono stato io”, dice con amarezza.

Giro la testa di lato addolcendo la mia espressione, voglio consolarlo: “Che cosa intendi dicendo che sei stato tu?”

Dopo un attimo di esitazione si stacca dal mio sguardo: “Anastasia, per gli ultimi cinque anni tutto quello che volevo sapere era il perché. Perché te ne eri andata, che cosa avevo fatto per farti andare via”.

Quando incontra il mio sguardo, è ancora una volta sconsolato. “Ora lo so. So che non sono stato capace di rassicurarti, di farti capire che ti amavo e tu te ne sei andata, hai avuto paura di dirmi che avevamo un figlio. Io. Sono. Un. Mostro” sussurra, mettendo in evidenza il suo disgusto per se stesso.

E’ come se mi scorresse addosso dell’acqua gelida. Sono stordita, salto giù dal divano piena di adrenalina. “NO!” Urlo. “Come puoi pensare questo? Non lo capisci? Tu. Sei. Troppo. Buono. Per. Me. Tu sei tutto, romantico, generoso, splendido, ricco, come avrei mai potuto tenerti legato a me? Io?”. Mi punto il dito al petto “Io, che sbaglio sempre, faccio le cose più incredibilmente stupide, io che ti faccio impazzire!” Respiro con difficoltà, le mie mani sono strette a pugno sui miei fianchi, per sottolineare il mio punto di vista.

Improvvisamente lui cambia direzione – imprevedibile come sempre – ma ora è arrabbiato, “Così sei corsa da Jose?” sputa il nome con disprezzo, torcendo la bocca per il dolore.

“Questo mi ha quasi ucciso, Ana, lo sai? Il pensiero di un altro uomo che ti toccava …?” La sua voce si spegne; ha dei brividi. “Tu che portavi quello che io credevo essere suo figlio. Quando te ne sei andata ho quasi …” La sua espressione addolorata è chiara per me.

“Perché non mi hai contattato? Perché hai respinto tutti i miei messaggi, le mie ripetute richieste di parlare?” lui si alza, passandosi entrambe le mani tra i capelli e ordinandomi di rispondere.

Guardando in basso, verso le mie mani, ancora una volta cerco di spiegare: “Sapevo che mi avresti parlato di questo e io te lo avrei detto” la mia voce è fievole, “Io non …, non potevo aspettarmi che tu cambiassi ancora per me e in ultima analisi per il bambino. Io … pensavo che tu ti saresti stancato di me e che la tua infatuazione sarebbe passata in fretta”; faccio un gesto sprezzante, agitando la mano, “e si dovrebbe vedere in che condizioni sono”.

I suoi occhi brillano di rabbia, come carboni accesi, “Per amor di Dio, Anastasia, cazzo, non lo capisci? Naturalmente avrei provato qualsiasi cosa per farti tornare, per farti rimanere, ti amavo! E no, dannazione” ancora una volta si mette le mani nei capelli, il suo sguardo smarrito, “Non mi sono ripreso, non mi posso riprendere. Io. Non. Ti. Dimenticherò. Mai!” Sta gridando contro di me, gesticolando selvaggiamente.

Il mio respiro evapora, dovrei essere felice di sentire che non mi ha dimenticata ma mi sento come se mi avesse dato un pugno nello stomaco. E pensare che ero così spaventata all’idea che mi avrebbe odiata per il bambino, mentre lui mi odia perché lo ho lasciato, perché lo ho distrutto.

Lui percorre il salone avanti e indietro, a grandi passi, come un furente leone in gabbia. La tensione che irradia da lui è palpabile. Improvvisamente si ferma, di fronte a me. Mi aggancia il mento con un dito, alzandomi la testa per incontrare i miei occhi. Al suo tocco i miei denti rilasciano immediatamente il labbro che stavano mordendo.

“Ho un figlio” la sua voce è tranquilla, la sua espressione cupa.

“Sì,” mormoro, “un figlio bello e intelligente, che è proprio uguale a suo padre”. Il tono ribelle non è intenzionale e i miei occhi si fanno grandi, in attesa della punizione.

Tiene il dito sotto il mio mento, mantenendo il piccolo, prezioso contatto tra di noi, immergendo il suo sguardo nel mio. “Chi sta pensando a te? Perché sei così magra? I tuoi vestiti …” La sua voce svanisce. So che non vuole essere scortese ma riconosce le cose a buon mercato quando le vede.

Indosso la mia “uniforma da mamma”, tutta roba di poco costo. “Ho un lavoro, posso mantenermi”. Lo sfido dandogli un’occhiataccia.

Quando mi rendo conto di cosa ho fatto, di nuovo sospiro pesantemente: “Vedi, questo è quello che volevo dire, io dico stupidaggini come al solito, senza pensare”.

Si irrigidisce alla mia risposta e di nuovo sento il sottofondo del disgusto che prova per se stesso, “Mi dispiace” mormora, “La mia mania di controllo …”. Distoglie lo sguardo, nascondendo le turbolenze che lo agitano e cercando di trovare qualcosa di diverso su cui focalizzare il suo sguardo.

Il mio cuore si scioglie istantaneamente perché mi ricorda come è lui: “Christian, il controllo, la possessività e la gelosia sono sempre state parte di ciò che mi ha attratto a te. Sono inorridita che tu pensi che io me ne sia andata per colpa tua. Capisco di avere sbagliate, capisco di non avere pensato alle conseguenze per te. Ero così giovane, così egoista … questo dimostra solo ancora una volta che io non vado bene per te”. Mi aggrappo alle sue braccia, costringendolo a guardarmi e con la sincerità negli occhi..

“Oh Ana,” lui emette  un lamento strozzato, i suoi occhi sono chiusi, come se stesse combattendo una battaglia interiore.

Improvvisamente le sue forti braccia mi avvolgono, si aggrappa a me come un naufrago a una zattera di salvataggio – mi tiene stretta a lui. Questo è il luogo dove voglio essere, desidero il balsamo che il suo abbraccio offre alla mia anima devastata – e alla sua. Non riesco a trattenermi, singhiozzo, abbandonando il mio cuore spezzato contro quel petto dolorosamente familiare.

Non so per quanto tempo restiamo così, l’enormità di quello che ho fatto a lui – a noi – incombe su di me, mi fa star male. Neppure Christian sembra stare bene, non sembra avere superato il male che gli ho fatto, diversamente da quello che io pensavo. Proprio come me, anche lui sembra a pezzi, veramente a pezzi.

Io cerco di vedere la situazione dal suo punto di vista: è per questo che mi ha concesso il divorzio senza combattere?

Mi guardo indietro. Sono seduta davanti al dottor Flynn, discutiamo di Christian e io gli chiedo se Christian mi avrebbe voluta ugualmente, se non fosse stato così a pezzi. Rivedo la reazione scioccata del dottor Flynn e sento di nuovo il suo suggerimento di riflettere sul perchè non mi sento attraente.

E ‘possibile? Forse è stata la mia insicurezza a portare a questa separazione straziante? Mi ricordo di essermi sentita così sopraffatta, è successo tutto così in fretta e tutto in una volta. Mi sono lasciata trasportare dal maremoto che era il nostro rapporto e non ho mai riflettuto seriamente.

Ci sono stati giorni che avrei voluto avere un momento per me stessa, solo per riflettere. Non ho mai potuto farlo, non ho mai veramente riflettuto su quello che avevo fatto. Non ho mai avuto il tempo di guardare bene quello che succedeva – di analizzare, classificare e accettare le cose per poi riordinarle nella mia mente. Per integrare e interiorizzare tutte le nuove esperienze e gli eventi e avere una nuova visione migliorata di me stessa. Se lo avessi fatto, sarei stata in grado di affrontare meglio la mia nuova vita meravigliosa e complicata.

Avevo giudicato male come la mia inesperienza si sarebbe manifestata in questo mondo nuovo e saturo di colori che Christian mi aveva fatto conoscere. Ora capisco bene che non ero in grado di pensare chiaramente, di prendere delle decisioni razionali. Avevo solo 22 anni ed ero così protetta! Il bambino era solo una scusa.

Lui mi amava! mi sento come se fossi stata presa a calci nello stomaco e le mie viscere ribollono. Mi libero dal suo abbraccio e corro in bagno, appena in tempo per vomitare spettacolarmente. Riesco a sentire Christian dietro di me, che mi solleva i capelli dal viso e colgo l’ironia. Tutto era iniziato così.

10 thoughts on “Capitolo 1

  1. grublue says:

    Paola, auguri per la traduzione di questa storia meravigliosa! Spero di presto avvere un po’ più di tempo per rileggere il meandro anche in italiano. Così potrei praticare il mio italiano. 🙂

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  2. Nickygiu says:

    Ti ringrazio di cuore per la tua traduzione in italiano… ho già letto tutti i capitoli in inglese (google translate helped me :-)) e devo dire che sei bravissima nella traduzione. Non vedo l’ora che posti quanti più capitoli possibili….. Questa storia è a dir poco entusiasmante e coinvolgente, molto originale e mozzafiato. Faccio i miei complimenti all’autrice, che trovo essere un ottima scrittrice. Grazie per deliziarci ancora con Christian e Anastasia alla fine della trilogia mi sono sentita “sola” con la voglia di leggerne ancora e ancora e ancora… mi fa piacere constatare che non sono la sola…. Continua in fretta grazie!

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  3. Francesca says:

    finalmente una traduzione in italiano, grazie molte. Ora si che leggere i capitoli fa molto piu´che piacere, e´piu´scorrevole, grazie ancora !!!!

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  4. Alessia says:

    Ma cos’è questo ?
    La storia è bellissima

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  5. Marzia says:

    Dove posso trovare anche gli altri capitoli tradotti? Grazie in anticipo del lavoro che fai

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    • Monique Lain says:

      Hello. All the chapters are translated in Italian thanks to Paula, my awesome Italian translator. If you go to the sidebar running down the length of the page on the left hand side you’ll find all of them there. First the English, then the songs, then the Italian version. Let me know if you struggle to find it.

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