Capitolo 63

Christian trascorre il resto della giornata nel suo studio e di tanto in tanto sento che con  voce roboante, tesa e infuriata annienta chi sono sicura sia rimasto incollato all’altro capo del telefono per tutto questo tempo . E’ sul piede di guerra e per una volta non mi sento dispiaciuta per gli editori, i magnati dei media, i giornalisti e i paparazzi che sta annientando.

Faccio ancora fatica ad accettare che qualcuno si metta a inventarsi di sana pianta una cosa del genere con il solo scopo di riuscire a vendere un giornalaccio di pettegolezzi. Sicuramente là fuori c’è un bel numero di persone famose senza ritegno disposte a lasciare riempire le pagine con menzogne che vengono spacciate per verità. E non riesco a capacitarmi di quanto furbo sia stato questo particolare paparazzo, e di quanta fortuna abbia avuto ad essere lì, al posto giusto e al momento giusto. Ancora una volta ricordo a me stessa che dovrei rivestirmi di una cotica più spessa quando si tratta dei media, ma è davvero difficile rapportarsi con qualcuno che ti odia pur non avendone nessun motivo. Posso solo sperare che l’intervento di Christian riuscirà ora a bloccare altri giornali evitando che diffondano ulteriormente questa storia.

Oggi, almeno, non devo preoccuparmi per mio figlio. E’ al settimo cielo perché sta giocando con la figlia di Andrea, la segretaria di Christian. Per fortuna mio marito ha preso in considerazione quello che gli ho detto sul fatto che nostro figlio ha bisogno di giocare non solo con noi, ma con bambini della sua età. E per un bambino che è abituato principalmente a giocare con dei maschi, io sono colpita vedendo con quanta dolcezza si comporta con Alannah.

E’ adorabile guardarli, lei con i suoi ricci biondi raccolti in due codini e lui con la sua chioma color rame, mentre ridacchiano  sul pavimento giocando con un gioco da tavolo che nessuno di loro sa come funzioni. Me ne sto al bancone della cucina, appena un po’ lontana da loro, e li tengo d’occhio non volendo fare pressione ma limitandomi a controllare come si comportano e come interagiscono l’uno con l’altro. Con la fantasia già lo vedo giocare con il suo nuovo fratellino e lo immagino come un amorevole fratello maggiore, gentile e premuroso se si tratterà di una sorellina, quando vengo bruscamente strappata dalle mie fantasticherie dal suono stridulo di un urlo che ogni bambina conosce bene e padroneggia, fino da quando ha anche solo due anni.

Oh cara.

Alannah è in lacrime e Chris tiene le braccia incrociate sul petto, con le guance gonfie. “Non toccava a lui, era il mio turno”, piagnucola la piccola, indicando Chris mentre mi avvicino.

“Na-ah!” interviene lui, indignato, scuotendo la testa. “Era il mio turno, mi toccavano due turni di fila!”

Ecco perché bisogna stabilire delle regole precise nei giochi, penso mestamente mentre mi siedo tra di loro. “In realtà”, proclamo con voce allegra, fermandomi un attimo per far sì che prendano parte al mio gioco, “è il mio turno!” Prendo i dadi dalla tavola e li stringo tra le mani, con un movimento enfatizzato.

“No!”, strillano all’unisono, di nuovo riconciliati, attaccandosi entrambi scherzosamente alle mie mani per riprendersi i dadi. Dentro di me ridacchio. Non c’è niente come combattere contro un nemico comune che riesca a pacificare due che si contrappongono. Lascio che lottino insieme contro di me per un paio di minuti prima di permettere che prendano il sopravvento e conquistino i dadi.

“Ecco!” esclama Alannah alzando le braccia in segno di vittoria e Chris si affretta a unirsi a lei battendo le mani. Quando la loro gioia si placa, Alannah porge la mano a Chris e gli lascia cadere i dadi sul palmo. “Ecco”, dice timidamente, “è il tuo turno”.

Cercando di fare del mio meglio per non sorridere con troppa evidenza li stringo entrambi in un solo abbraccio perché sono così maledettamente adorabili, poi torno a sedermi concedendo loro spazio per poi vedere il mio caro figlio che, imitando il padre con una precisione sorprendente, si sporge per far scorrere il suo naso lungo quello di lei, in un atteggiamento che è troppo intimo pere essere adatto a dei bambini piccoli.

Scioccata ansimo, rendendomi conto che, ovviamente, ha visto suo padre fare lo stesso gesto con me centinaia di volte, in genere quando io sorrido timidamente. Ovviamente, il gesto di Chris è innocente e Alannah ridacchia con dolcezza poi lo allontana scherzosamente, ma non so se devo ridere o essere preoccupata. L’unica cosa che so per certo è che Christian e io dovremo stare molto più attenti a mostrare quanto ci amiamo, con questa piccola spugna in giro!

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Con mia grande sorpresa Christian si organizza in modo che tutti e tre andiamo in ufficio, venerdì mattina. Mentre raccolgo le mie cose mi chiedo se la gente mi tratterà in modo diverso, dopo l’articolo di ieri. Naturalmente ne abbiamo parlato con i nostri genitori, li abbiamo messi in guardia e abbiamo spiegato come stanno veramente le cose, ma non posso evitare di sentirmi come se tutti puntassero il dito contro di me. Ci devono essere milioni di persone che oggi credono che io abbia tradito Christian. Per me si tratta di una cosa veramente ridicola, non mi conoscono, ma non so se crederanno alla rettifica che uscirà oggi sulla stampa. Vi è poi da considerare il fatto che la ritrattazione e la conseguente causa che probabilmente verrà instaurata fanno già notizia di per sé.

Sospiro, infastidita di quanto questo mi addolori. Christian, almeno, si rende conto dell’emozione che mi sconvolge e con vero sostegno maritale mi ricopre d’affetto per rassicurarmi, ma il suo amore non riesce ad impedirmi di sentirmi incessantemente depressa.  Sono veramente disperata per quanto è alto il prezzo dell’essere persone famose. Kate e Mia sono state davvero solidali e mi hanno inviato delle mail dicendomi di non pensarci, ma come tutti i buoni consigli si tratta di una cosa che è più facile a dirsi che a farsi.

Uscire noi tre tutti insieme è a dir poco una spedizione. Il team di sicurezza al completo è con noi questa mattina e il personale di sicurezza della GEH è in allerta e si tiene in costante collegamento con Taylor. Siccome Christian non sarebbe in grado di provvedere alla sicurezza di tutti e tre, se  rimanessimo separati e in parti diverse dell’edificio, Chris verrà con me.

Quando arriviamo alla GEH, Christian mi dà un sonoro bacio e mi fa ribadire la promessa che seguirò il protocollo, poi si allontana a grandi passi con Carl. Cindy, Taylor e Collins ci scortano al mio ufficio, dove trovo un piccolo tavolo preparato per Chris accanto alla scrivania di Cindy, subito fuori dalla mia porta del mio ufficio. Le premure di Christian non smettono mai di stupirmi: ha fatto preparare dei pastelli, delle matite, dei libri da colorare e una serie di scatole di Mecccano, con le quali so quanto Chris ami giocare.

Emozionato, lui corre al tavolo ignorando tutto tranne i kit in miniatura che può mettersi a costruire lui stesso. Con mani impazienti alza il primo, intimorito, sorridendo al vedere il piccolo aereo raffigurato sulla confezione. “Forse Alannah è qui al centro diurno oggi, e forse, se lo chiediamo gentilmente alla sua mamma, la lascerà venire qui di sopra per aiutarti a costruire queste cose”, gli propongo, accovacciata per ammirare i giocattoli insieme a  lui.

Alzando lo sguardo verso di me annuisce. “Okay”, accetta, ma senza troppa convinzione.

“Cosa c’è che non va, amico? Pensavo ti piacesse giocare con lei”, tasto il terreno, spostandogli con tenerezza i capelli da parte.

“Sì”, si affretta a rispondere, cercando il mio sguardo per valutare la mia reazione. “E’ solo che penso che abbia anche lei un bambino nella pancia”, mi dice seriamente, sbattendo le palpebre verso di me.

Dietro di me sento Cindy soffocare una risatina, e faccio fatica a non mettermi a ridere anch’io. “Perché pensi una cosa del genere, tesoro?”, traggo un sospiro, facendo del mio meglio per mantenere un’espressione seria come lui.

“Perché lei piange come te, e papà dice che lo fai perché il bambino ti fa venire mal di pancia”. Cindy esplode in una risata e io mi appoggio la mano sulla bocca, sbuffando, per sopprimere le risatine gorgoglianti. Ecco cosa ha capito … il padre ha dato la colpa agli “ormoni pazzi” e lui ha capito “mal di pancia”! Da dove si può cominciare a spiegare ad un bambino una cosa del genere?

“Uhm, no, tesoro. Ieri lei era solo arrabbiata e dispiaciuta, ma sicuramente non ha nessun bambino nella pancia. E’ una cosa che succede solo alle mamme in età adulta” farfuglio, cercando di mantenere il mio equilibrio facendogli il solletico al pancino.. Quando lui ridacchia vengo colpita da un’altra scarica di quei pazzi ormoni. Sono improvvisamente sopraffatta dal mio amore per lui, tanto che fa quasi male. Lo abbraccio forte, stringendolo a me. La gola mi si stringe, soffocata dall’emozione, mentre tengo stretto mio figlio e combatto per evitare di mettermi a piangere. Ragazzi, sto davvero passando i limiti. Non c’è da meravigliarsi che lui pensi che io patisca dei dolori fisici.

Con un respiro profondo ingoio le mie lacrime senza senso e metto su il sorriso più luminoso che posso, poi lo spingo lontano da me, decisa a fargli vedere che sto bene. Gli pizzico il naso con le dita e gli faccio vedere che sto sorridendo. “Avanti, amico, apriamo queste scatole!”

Venti minuti dopo sono seduta dietro la mia scrivania e finalmente mi dedico al lavoro, ma non riesco a fare molto perché Julie mi viene a fare visita. “Toc, toc”, canticchia appoggiata alla porta del mio ufficio.

“Julie”, sorrido. “Ciao! Entra, siediti”, le dico indicando le sedie che stanno dall’altra parte della mia scrivania, e dopo pochi convenevoli ci mettiamo subito a discutere delle ultime modifiche che ha apportato al mio libro. Non posso credere che montagna di lavoro sono riuscita a fare. Siamo alla stretta finale: gli ultimi dieci capitoli poi il mio libro potrà andare in stampa. Solo a pensarci sento dei rimescolamenti nella pancia per il nervosismo e l’eccitazione.

Quando Julie esce mi metto a sfogliare le e-mail che ho ricevuto e ne trovo un’altra di Mia.

Da: Mia Grey

Oggetto: sabato sera

Data: 9 dicembre 2016 10:26

A: Anastasia Steele

Ehi sorellina!

I miei nervi mi stanno uccidendo! Le farfalle nello stomaco sono diventate una quantità enorme, e insistono a far palpitare le loro ali ogni volta che penso a domani sera!! Ti prego, dimmi ancora una volta che Ethan si metterà in ginocchio e chiederà la mia mano! Ugh! Ho già detto che sto morendo nell’attesa?

Come stai, per inciso? Come ti senti? Non permettere a quei maledetti mercanti di gossip di arrivare fino a te. Ben presto passeranno ad occuparsi di qualche altro malcapitato. Non lasciare che distruggano la vostra armonia familiare!  

Chiamami, se hai voglia di parlare, o quando senti il bisogno di darmi una strigliata! LOL!

Arrrggghhh! !  

La tua pazza cognatina – Mia

Sorridendo tra me e me do una rapida occhiata al breve messaggio. Sono praticamente sicura che il nostro piano funzionerà, ma in ogni modo lo sapremo domani sera, e se non altro, a quel punto lei potrà smettere di sperare e potrà andare avanti con la sua vita.

Poco prima di pranzo arriva Derek, che si appoggia al suo angolo preferito della mia scrivania e si prepara a fare una chiacchierata. Mi ero sentita sollevata vedendo che l’atteggiamento di Julie nei miei confronti non era cambiato, e spero che sarà lo stesso per Derek. Come al solito, lui mi aggiorna sulla sua disastrosa vita sentimentale, ma quando comincia a parlare di come possano essere complicate le relazioni avverto intorno a me la solita familiare atmosfera malinconica e rifletto su quanto siano complicate le nostre vite. Mi vengono in mente le minacce, le insicurezze, le dolorose luci della ribalta, tutto il male che potrebbe mettere in pericolo l’amore che unisce Christian e me.

Derek, sorprendentemente perspicace, si accorge delle tristi emozioni che mi incombono addosso e piega di lato la testa aggrottando le sopracciglia. “Ana, ho detto qualcosa di male?”

“No” dico troppo in fretta, guardandolo furtivamente e così tradendomi. “No”, ripeto, questa volta con un po’ più di convinzione.  Gli rivolgo un sorriso ironico: “Credo di poter entrare in empatia, ecco tutto”.

Con il suo sguardo intelligente mi osserva per un momento poi si avvicina e mette la mano sulla mia. “E’ per l’articolo, vero?”

Non ha bisogno di spiegarsi, so esattamente a cosa sta riferendosi: ha fatto centro. Ha davvero centrato il problema. Annuendo guardo lontano, non fidandomi che i miei ormoni riusciranno a tenere a bada le mie emozioni scatenate. Con un debole sorriso sfilo la mano da sotto la sua e congiungo le mie mani in grembo, facendo roteare la mia fede nuziale.  “Sì”, ammetto. “Detesto l’immagine che quell’articolo dipinge di me, e detesto il fatto che tutto il mondo lo abbia letto, che tutti mi giudichino …”. Sono troppo costernata per le mie riflessioni, la mia voce svanisce. Sono sicura che lui ha capito.

“Sì”, dice con calma, annuendo. “E’ una cosa che fa schifo”.

Stranamente, il suo commento mi sembra divertente, e all’improvviso mi ritrovo a combattere con uno scoppio di risa. Quando lui comincia a ridacchiare insieme a me mi si scatena una risata, una buona risata catartica che mi fa sgorgare le lacrime, ma questa volta si tratta lacrime di felicità e di sollievo.

Un minuto dopo stiamo ancora ridacchiando, sbuffando e scuotendo la testa quando Christian irrompe nella stanza attraverso la porta, con la giacca abbottonata, circondato dalla sua aura di potere. La sua posizione dominante risulta chiara dal modo in cui la sua presenza riempie la stanza e dal modo stesso in cui si muove, senza bisogno che dica una sola parola.

“Derek”, dice con voce stridula, annuendo seccamente prima di voltarsi verso di me e trapassarmi con un’occhiata di fuoco. “Anastasia”. Il mio nome rotola fuori dalla sua bocca lentamente, con attenzione, in un modo che è ricco di significato. Il mio nome si staglia attraverso l’atmosfera leggera, trasformandola in qualcosa di completamente diverso. Qualcosa di pesante, contemporaneamente sinistro e stranamente erotico; il mio corpo, come sempre asservito al suo, non può fare a meno di rispondere e mi contorco sulla sedia, intrappolata dal suo sguardo.

Derek stringe la mano a Christian, balbetta alcune parole poi se ne va, ma io me ne accorgo a malapena e mio marito non stacca mai i suoi occhi dai miei. Il mio mondo si restringe, improvvisamente conta solo la dimensione della distanza tra di noi. In un battibaleno la stanza si riempie di scintille e la tensione cresce facendosi frizzante per la rabbia e per il delizioso desiderio che ribolle sempre tra di noi.

Oh merda.

Con una mossa incredibilmente misurata e deliberata Christian chiude la porta del mio ufficio – lentamente, sensualmente, guardandomi con quegli oscuri occhi grigi. Il clic che fa la porta chiudendosi è forte, e segna l’inizio di non so bene cosa.

Involontariamente rabbrividisco. La mia mente corre, pensando alle varie possibilità, e l’incertezza mi fa palpitare il cuore come un tamburo. Senza dubbio so di essere in difficoltà. Posso solo immaginare cosa il vedere questa piccola scena intima e rilassata con Derek debba aver fatto pensare al mio geloso marito. Quando la mia espressione si fa contrita e scorgo nei suoi occhi il riflesso della vittoria mi viene in mente che – ancora una volta – è comparso mentre Derek era qui nel mio ufficio.

Ho il sospetto che lui, qui alla GEH, mi tenga d’occhio di continuo, più di quanto mi piacerebbe, e anzi ora sono certa che sta spiandomi. “Tu mi controlli con delle telecamere”. Non è una domanda, la mia, ma un’affermazione, che faccio con una voce stranamente calma, in attesa che i miei ormoni facciano esplodere la rabbia che mi pervade.

“Tu sei tutto per me. Potrei prendere fuoco per quello che provo per te. Sei davvero sorpresa, Anastasia?” Non solo lo capisco dal tono della sua voce, ma mi sento anche – fortemente, violentemente – riscaldata dal milione e una cosa che so che prova per me.

Bingo! urla il mio subconscio con tono accusatorio, piantandosi i pugni sui fianchi e scagliando pugnali con lo sguardo, ma la mia dea interiore si scioglie, rivolgendogli un sorriso lezioso e sbattendo le ciglia mentre pronuncia il suo nome con venerazione.

La stessa cosa sta accadendo nel mio corpo traditore. La mia parte razionale mi dice che devo arrabbiarmi, battere i piedi a terra e colpirlo al petto con i pugni per l’umiliazione di essere tenuta sotto controllo in quel modo, ma il mio cuore sente solo la profondità del suo amore.

Cazzo! No, non mi stupisce. In fondo, lo sapevo. Ma posso ammettere, e –  se lo faccio – questo gli consentirà in futuro di tenere un comportamento di questo genere perché ho ​​lasciato perdere? Dannazione!

Guardandolo resto immobile, in guerra con me stessa. “Christian, tu non puoi …”

“Posso, e voglio” sogghigna, interrompendomi, con la mascella stretta e le spalle rigide per farmi capire. “Tu mi appartieni, Anastasia, ma – cosa ancora più importante – Io.Appartengo.A.Te. Il mio destino è legato a te. Lo capisci, baby?” Nel pronunciare queste parole con un tono di voce morbido come il caramello mi si avvicina mi si avvicina, tanto da costringermi ad alzare lo sguardo per guardarlo e in modo da farmi avvertire il calore del suo corpo. Con la parte posteriore delle sue nocche mi accarezza la guancia. “La tua felicità, la tua sopravvivenza, la tua vita. Io e il mio mondo dipendiamo da te, tenerti al sicuro è per me una questione di auto-conservazione”.

Oh merda! Come faccio a discutere se lui tira fuori questi argomenti?  Come faccio a non sciogliermi? Come faccio ad impedire al mio cuore di rigonfiarsi per tutto l’amore che provo per quest’uomo e tutte le sue sfumature?

Teneramente lui mi stringe la mascella, facendomi scivolare il pollice dietro l’orecchio e portando la sua bocca a pochi centimetri dalla mia. “Dimmi, Anastasia: a chi appartieni?”

Sono ancora arrabbiata, ma sono anche profondamente presa dall’amore per lui e, se si aggiunge il mio corpo traditore, che ha bisogno di quest’uomo come di una droga, posso dare una sola risposta: “A te” sussurro, con la gola secca..

“Esatto”, dice lentamente, a bassa voce. “E chi dipende del tutto da te, baby? Mente, corpo e anima?” Dolcemente fa scendere la sua mano fino al mio mento, poi al mio collo. Le sue dita lunghe e calde mi sfiorano la gola, sopra il collare, e tiene i polpastrelli leggermente appoggiati per sentire i battiti  accelerati del mio cuore. Mi stringe in un modo follemente possessivo, il che, unito al suo sguardo a mezz’asta, mi fa capire che sto guardando un uomo in procinto di distruggermi.

Un altro brivido mi percorre  e mi fa rizzare tutti i peli, proprio mentre sento che anche il mio sesso rabbrividisce, improvvisamente bisognoso di lui e – oh – già così bagnato. “Tu”, rispondo con un tono ancora più dolce rispetto a prima, deglutendo e ammiccando, mentre aspetto che la tempesta esploda.

“Hhmmm”, borbotta, sfiorandomi le labbra con le sue e facendomi sobbalzare. “Giusto ancora una volta, Mrs Grey, ma in ogni caso ho intenzione di ricordartelo”. Con il pollice strizza il bocciolo duro del mio capezzolo frugando nel tessuto aderente del mio scialle, che indosso con piacere perché nasconde la piccola protuberanza sulla mia pancia, che si è ingrossata un po’ troppo presto.

Ansimo, inghiottendo un respiro, mentre il mio nervosismo per essere chiavata nel mio ufficio si scontra con il desiderio irresistibile che mi scorre intensamente nelle vene facendo solo aumentare la deliziosa sensazione che mi prende. So che la mia paura è irrazionale. La porta è chiusa, la finestra che va dal pavimento al soffitto è fatta di un vetro unidirezionale che non consente di vedere dall’esterno e confido che Christian non si spingerà troppo oltre, ma comunque sono innervosita; quando però mio marito mi bacia in bocca, coinvolgendo la mia lingua in una danza sensuale, l’ansia sparisce e lascia il posto al mio prepotente bisogno.

Bisbiglia di nuovo, quando sente che la sua calda intrusione nella mia bocca mi fa piacere, e approfondisce il bacio, facendo cadere tutte le mie inibizioni. Con una mano mi afferra il seno e con l’altra mi stringe alla vita per poi appoggiarmela sul culo, costringendomi a spingere il bacino verso di lui.

Con un movimento esperto dei suoi fianchi mi fa sentire quanto mi desidera, premendo il suo membro duro come pietra contro la mia pancia. Ci spostiamo all’indietro e lui traffica con la chiusura del mio vestito, sul fianco. L’involucro scivola via con facilità, lasciandomi addosso solo la migliore lingerie che Agent Provocateur produce, e mi fa appoggiare con la schiena al vetro della finestra.

Come un’agile pantera Christian cade in ginocchio di fronte a me, portando la faccia al livello del mio lussurioso sesso bagnato. Guardandomi apre la bocca, scoprendo i denti prima di farli scorrere delicatamente sul mio sesso per mostrare che è lui il padrone. “Così bella, e tutta mia”, borbotta prima di far scivolare le mie mutandine giù per le gambe.

Oh, il  mio Fifty.

Quando mi libero delle mutandine lui le getta da parte e mi afferra per i fianchi, stringendomi al suo viso. Sento che assapora il mio odore, prendendo un lungo respiro mentre fa scivolare il dito lungo la fessura per verificare se io lo desidero e immergendo subito il dito nel mio buco cosparso di secrezioni. “Sempre così pronta, Mrs Grey”, mi dice con voce rude, facendomi bramare la sua lingua sulla mia fessura.

Raddrizzandosi mi guarda negli occhi ancora una volta. Il suo sguardo è vorace, incollato alle mie labbra, come se non vedesse l’ora di assaporarmi. Spalma la mia eccitazione sulle mie labbra, poi inclina la testa e mi bacia, prepotentemente, facendomi assaporare il mio desiderio, e letteralmente fottendomi la bocca con la lingua.

Gemo, con voce bassa e gutturale, intorno alla sua lingua che saccheggia la mia bocca, selvaggiamente eccitata.  Le mie braccia volano a toccarlo ma lui mi ferma, afferrandomi i polsi e bloccandomeli sopra la testa. “Questo spettacolo lo ho organizzato io, Mrs Grey”, mormora, staccando la sua bocca dalla mia. Con la mano libera tira giù le coppe del mio reggiseno rivelando i miei capezzoli eccitati.. Come un animale vorace ne fissa le punte scure. “Sei così fottutamente sexy”, bisbiglia, tempestandomi col suo bisogno impellente.

“Per favore” mi lamento, contorcendomi tra le sue braccia. I suoi occhi bruciano nei miei tenendomi prigioniera, proprio come la sua mano mi impedisce di muovermi.

Lui sorride di un sorriso malizioso e mi guarda da sotto le sue palpebre appesantite mentre entrambi respiriamo affannosamente. ““Dimmi che mi vuoi”, mi sollecita mordendosi il labbro.

Non esito. “Io voglio te, solo te”.

Fortunatamente le mie parole gli confermano ciò di cui ha bisogno. Lui mi gira intorno, mi spinge contro il vetro. I miei seni sono schiacciati contro la finestra e anche se so che nessuno ci può vedere il guardare all’esterno mi fa sentire davvero molto sconveniente.

Un secondo dopo lo sento liberare la sua erezione, che appoggia – calda e pesante – contro il mio culo. Con una presa salda sui miei fianchi mi sposta il culo verso di lui. In un attimo posiziona il suo membro sul mio ingresso e mi riempie scivolando dentro di me rapidamente e con sicurezza, penetrandomi fino in fondo.

Io urlo mentre dardi di piacere penetrano attraverso di me, facendomi tremare tutta. Le mie mani sono ancora sopra la mia testa, inchiodate alla parete di vetro come la mia guancia, perché ho la testa girata da un lato. Christian mi eccita, già alla caccia di un orgasmo veloce e violento. Con impazienza mi allontana i capelli dalla spalla, per liberare il mio collo. Sento la sua calda bocca dietro l’orecchio mentre lui mi mordicchia succhiandomi la carne per lasciarmi un segno – senza dubbio nel tentativo di piazzare un segno tangibile del suo possesso.

“Tu sei così fottutamente sensibile, baby, così stretta”, mi sibila all’orecchio, mordicchiandone il lobo.

Ancora una volta mi lamento, disordinatamente, mentre sento il mio orgasmo avvicinarsi. L’angolatura con cui mi sta penetrando mi sfrega nel modo giusto, facendomi contrarre le pareti interne intorno al suo membro indurito, mentre lui mi sbatte. La sua mano scorre intorno al mio corpo, e trova il mio sesso. Con la punta delle dita mi strofina il clitoride con una pressione perfetta, accelerando l’irrigidimento delle mie gambe.

“Oh! Oh!” squittisco, cercando di respirare appieno mentre l’estasi inizia a travolgermi come un treno merci inarrestabile.

Lo sento gonfiarsi dentro di me, pulsante, mentre sta per venire anche lui.  “Vieni per me, Anastasia!” esplode digrignando i denti, ed è tutto quello di cui ho bisogno per frantumarmi in mille pezzi vedendo le stelle mentre lui mi inonda con i suoi getti di piacere. Noi gemiamo insieme, entrambi coinvolti, godendoci la meravigliosa sensazione di una beatitudine erotica.

Si piega su di me, sorreggendomi le gambe che sembrano fatte di gelatina. Sento il suo caldo respiro contro la mia guancia mentre facciamo affluire preziose boccate d’aria ai nostri polmoni. “Mi piace ricordarti a chi appartieni”, mi mormora con un sorriso che avverto nelle sue parole.

“Hhmmm, e a me piace che tu me lo ricordi” dico di rimando con soddisfazione, dimenando il mio culo contro il suo inguine.

Uno schiaffo sul sedere mi fa sobbalzare e squittire. “Più tardi”, mi dice in tono scherzoso, lenendo il lieve bruciore con il palmo della mano.

Si prende un attimo per massaggiarmi le  braccia prima di lasciarmele scivolare ai fianchi. Il sorriso che gli vedo in viso quando finalmente mi volto è a dir poco estremamente soddisfatto. “Sembri scopata a dovere, Mrs Grey”.

Posso solo mettermi a ridere. Sì, sono sicura che adesso, in tutto l’ufficio, nessuno ha alcun dubbio sul fatto che gli appartengo.

 

14 thoughts on “Capitolo 63

  1. Agnese says:

    Grazie Paola….non vedevo l’ora di leggere la traduzione….

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  2. loredana1967 says:

    Oh Paola grazie per il lavoro che fai!😘 A Monique, brava brava brava continua così e sempre più introgante😃 spero che il prossimo capitolo arrivi prima. 😜😜

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  3. loredana1967 says:

    Paola grazie per il lavoro che fai per noi. E’ bellissimo questa storia mi piace sempre di più. Alla prossima. Speriamo sia presto😘

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  4. katiag says:

    Grazie per la traduzione, aspettando il prossimo, un bacio.

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  5. loredana1967 says:

    Ciao Paola, grazie per il lavoro che fai per noi. Aspetto con ansia il prossimo capitolo. Scusa ma ieri ti avevo già scritto ma nn si xché nn leggo più il mio post. A presto😊

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  6. Romina says:

    Grazie Paola, e grazie Monique, siete fantastiche!

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  7. Paola Donati says:

    Ciao a tutte! Anch’io spero che Monique aggiorni quanto prima Meandro col capitolo 64 ma dobbiamo capirla: affrontare un trasloco del genere non è cosa da poco e riorganizzarsi a Brisbane penso la impegni terribilmente!

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  8. Malissa says:

    Your writing is fantastic, although I was hesitant to read the story once I read that you were going with a different ending, I was easily drawn in and mesmerized to where I couldn’t put it down until I finished this last chapter. Now I am in mourning for more!!! Great drop and please keep writing. I am now following you on twitter as well. 🙂

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  9. ecli says:

    Paola ma quando aggiorni il prx il capitolo 64 in italiano??

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  10. paoladonati says:

    Scusate il ritardo ma sono in un periodo di grsnde attivita’ e ho poco tempo

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  11. paoladonati says:

    Sto finendo la traduzione, ho avuto un momento di intenso lavoro ma spero di inviarlo domani a Monique.
    Ciao, scusate il ritardo

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